«L’unico vantaggio che il nucleare produce sono i profitti che porta alle banche d’affari ed ai gruppi industriali che si accaparrano gli appalti», parla Mario Tozzi, geologo e conduttore di Gaia
Paolo Persichetti
Liberazione 13 marzo 2011
Sollevare dubbi sulla reale efficacia di un ritorno del nucleare in Italia, di fronte alla conseguenze disastrose provocate dal maremoto che ha colpito il Nord-est del Giappone, sarebbe solo un «alibi», un espediente per bloccare tutto. Lo hanno detto con una rapidità spericolata alcuni politici come Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini. Come se l’esplosione che si è verificata il giorno dopo nella centrale nucleare di Fukushima, causando la distruzione della gabbia del reattore centrale e il crollo di uno degli edifici della struttura, non sarebbe una buona ragione per invocare cautela e richiamare almeno il principio di precauzione. La realtà è che ampi pezzi del ceto politico sono ormai integrati alla lobby nuclearista. «Non c’è al mondo commessa più grande della costruzione di una centrale nucleare», ci spiega al telefono Mario Tozzi, geologo e conduttore di “Gaia, il pianeta che vive”, programma televisivo molto apprezzato dal pubblico che tornerà su Rai3 a partire dal 31 marzo. «L’unico vantaggio che il nucleare produce sono i profitti che porta alle banche d’affari ed ai gruppi industriali che si accaparrano gli appalti», e alle clientele politiche, aggiungiamo noi.
Oscar Giannino è stato il più avventato di tutti. Questo grande ciarlatano del capitale, senza nemmeno attendere gli sviluppi della situazione, ha messo giù un editoriale sul Messaggero che è un manifesto del nucleare a tutti i costi, anche a rischio di catastrofe. Ha sostenuto che non era successo nulla, giusto qualche crepa sui muri, un po’ di calcinaccio, qualche nuvoletta di vapore. Robetta, insomma. «Il nucleare è davvero sicuro, questo terremoto lo ha dimostrato». Peccato che poi sia venuto giù tutto. «Davvero una figura misera», sottolinea Tozzi. «La riprova del fatto che gli intellettuali italiani non sanno di cosa parlano. Ogni riga di quell’articolo è da matita blu». Per Giannino, anche se le centrali hanno un costo proibitivo, «si tratta di soldi ben spesi» perché i costi garantiscono standard elevati di sicurezza. «Non è vero», risponde Tozzi. «Nel costo finale del nucleare si dimentica sempre di conteggiare le “esternalità”. In realtà non sapremo mai quanto ci verrà a costare una centrale perché in caso di incidente sarà l’intera collettività a pagare. Esiste un costo supplementare di cui non si tiene mai conto. E’ il dilemma dei combustibili geologici. L’uranio, come il petrolio, pongono lo stesso tipo di problema. La verità è che le centrali nucleari sono ancora più care di quel che già appare. Il costo finale per kilowattora è molto più caro di quello generato da altre fonti». E la sicurezza finale non è affatto garantita, le centrali nucleari infatti vengono progettate sulla base di un «rischio sismico atteso». In Giappone – precisa sempre Tozzi – «i siti nucleari sono stati costruiti per sopportare terremoti di 8,5 gradi Richter. Poi è arrivato l’imprevisto, un sisma di 8,9 e le strutture non hanno retto». E in Italia? «Da noi, le centrali saranno costruite per resistere a scosse di 7,2 gradi. Ma chi ci assicura che basterà?». Già, chi ce lo assicura? Il problema è che il rischio atteso è un po’ come la mappatura delle zone sismiche. Viene stabilito a posteriori. «Si fonda – continua sempre il nostro conduttore con la piccozza – sulle osservazioni dei terremoti registrati in passato. Si tratta della misurazione dell’energia sismica media che si è sviluppata nel tempo. Ma se ci aspetta un improvviso aumento di scala questo lo sapremo solo a scossa avvenuta. Non prima».
Intanto dal Giappone giungono notizie che sfatano il mito della sicurezza totale, «la macchina danneggiata era alquanto vecchiotta, essendo divenuta critica per la prima volta nel 1971, e i criteri di sicurezza in base ai quali era stata realizzata ormai decisamente obsoleti». Lo sostiene l’ingegnere Giorgio Prinzi, segretario del Cirn, che aggiunge sulla basse delle prime frammentarie notizie: «sembra che alla stessa centrale diesel fossero asservite più unità, in contrasto con una delle regole di sicurezza che prevede la ridondanza e la duplicazione dei sistemi critici». Pinzi ricorda come i rischi non vengano solo dal nucleare, «sempre nella zona di Fukushima il sisma ha causato il crollo di una diga, ma la notizia è quasi passata sotto silenzio, perchè l’attenzione è focalizzata solo sulle installazioni nucleari».
Link
Fukushima, il livello di radioattività del reattore 2 è 10 milioni di volte superiore alla norma