Torture contro le Brigate rosse: chi si nasconde dietro l’eteronimo “De Tormentis”? Chi diede il via libera alle torture?

Torno ancora una volta a parlare del libro di Nicola Rao, Colpo al cuore. Dai pentiti ai “metodi speciali“: come lo Stato uccise le Br. La storia mai raccontata, Sperling & Kupfer, sul quale non mancheranno altri post in futuro

De Tormentis è in questa foto

Prima parte

L’outing del capo della squadra speciale del ministero dell’Interno addestrata all’uso del waterboarding per interrogare gli arrestati accusati di appartenere alle Brigate rosse è uno dei pochi fatti nuovi venuti fuori dalla mole di pubblicazioni sulla lotta armata, il sequestro Moro e la storia delle Br, apparse negli ultimi mesi e in gran parte caratterizzate dai soliti approcci dietrologici.
Il funzionario dell’Ucigos, che appare sotto l’eteronimo di “professor De Tormentis”, accompagnato anche dal racconto del commissario della Digos Salvatore Genova, inquisito per aver partecipato alla tortura di Cesare Di Lenardo ma “salvato” dall’immunità parlamentare ottenuta grazie all’elezione come deputato nelle file del partito socialdemocratico, che in quegli anni vantava come segretario Pietro Longo, affiliato alla loggia P2, riconosce che una struttura ad hoc era stata creata nel 1978, quando venne impiegata durante il sequestro Moro contro il tipografo delle Br, Enzo Triaca.
Struttura che – afferma “De Tormentis” –  venne messa in sonno dopo la denuncia di Triaca nella quale si raccontava in modo dettagliato il “trattamento” subito. Denuncia che costò a Triaca una ulteriore condanna per calunnia, anche se quei fatti – oggi sappiamo grazie alla circostanziata conferma di “De Tormentis” – erano veri.
La struttura speciale, spiega ancora il maestro della tortura che simula l’annegamento con acqua e sale, fu riattivata durante il sequestro, da parte delle Br-pcc del generale americano James Lee Dozier. Una riunione del comitato interministeriale per la sicurezza presieduto dall’allora capo del governo, il repubblicano e ultra-atlantista Giovanni Spadolini, diede il via libera all’uso della tortura per estorcere informazioni durante gli interrogatori. La struttura operò per due anni fino alla fine del 1982 non solo contro le Brigate rosse ma almeno in un caso anche contro un arrestato di destra.

La confessione di “De Tormentis” e il riscontro incrociato con le parole di Genova non chiariscono però tutto. Restano da sapere ancora molte altre cose: quale fu l’esatta filiera di comando? Nel libro viene tirato in ballo Umberto Improta, allora dirigente Ucigos, poi promosso questore e successivamente prefetto. Di lui già si sapeva. Ma chi c’era ancora più su?
Sarebbe interessante sapere come l’ordine sia passato dal livello politico a quello sottostante, in che termini sia stato impartito. Con quali garanzie lo si è visto: impunità flagrante. Venne pizzicata solo una squadretta dei Nocs capeggiata da Genova, che nel libro di Rao si racconta come il buono, uno che assisteva soltanto alle torture, quasi schifato dai metodi di “De Tormentis”. Quei Nocs, condannati in primo grado per violenza privata (in Italia il reato di tortura non esiste) ma prosciolti in seguito, racconta un compiaciuto “De Tormentis”: «vollero strafare, tentarono di imitare i miei metodi senza essere sufficientemente addestrati e così si fecero beccare».

Queste rivelazioni portano un colpo decisivo alle tesi apologetiche propagandate da magistrati come Giancarlo Caselli e Armando Spataro (cf. Il libro degli anni di piombo, Aa.Vv. curato da Marc Lazar, Rizzoli, oppure Ne valeva la pena, Laterza) o da ex giudici come Sergio Turone in, Il caso Battisti, Garzanti), secondo i quali la lotta armata per il comunismo sarebbe stata affrontata dallo Stato italiano con le sole armi dello stato diritto e l’applicazione alla lettera della costituzione, eccetera.

Allo stato d’emergenza, alle leggi speciali e alla giustizia d’eccezione si accompagnò invece anche il più classico degli strumenti tipici di uno stato di polizia: la tortura impiegata in modo sistematico nel corso del biennio cruciale 1981-82 contro i militanti catturati, per giunta ricorrendo alla lezione dell’indiscusso maestro della tortura nel dopoguerra, quel Paul Aussaresses il cui manuale sperimentato in Algeria servì da libro di testo nella scuola delle Americhe che formò tutti gli ufficiali torturatori delle dittature sudamericane.

1/continua

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