Era il 2003, l’allora ministro per i rapporti col parlmento del governo Berlusconi, Carlo Giovannardi, sollecitava l’appoggio dell’ambasciata Usa a Roma per ottenere aiuto nella divulgazione della tesi dell’ordigno esploso all’interno del Dc9, versione dei fatti messa in difficoltà da alcuni documenti americani appena desecretati.
«Se le rivelazione non fossero supportate potremmo aiutarlo, così abbiamo le mani legate», fu la replica del funzionario.
Ora che la sentenza della terza sezione civile della cassazione ha riacceso i riflettori dell’attualità sulla strage del 27 giugno 1980, ribadendo che all’origine della tragedia che si svolse sul cielo del Tirreno c’era un missile, vale la pena rileggere questi due articoli di Antonella Beccaria e Francesco Midolo che illuminano sui restroscena dell’ennesimo depistaggio
Antonella Beccaria
Il Fatto quotidiano, 6 settembre 2011
Il primo cablogramma è classificato come confidenziale e reca la data del 25 giugno 2003 mentre il secondo, “segreto”, è del 14 luglio dello stesso anno. Entrambi riportano la firma dell’ambasciatore americano a Roma Thomas Countryman e in essi si manifesta preoccupazione per “il ritorno in prima pagina della strage di Ustica”. Ma soprattutto i due documenti diplomatici statunitensi, contenuti nel pacchetto diffuso in versione integrale da Wikileaks lo scorso 30 agosto, oltre al disastro del 27 giugno 1980 che costò la vita a 81 persone, citano anche un politico italiano, Carlo Giovanardi, ai tempi della XIV legislatura (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) ministro per i rapporti al parlamento.
Più nel dettaglio l’oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri di origine modenese avrebbe incontrato Countryman chiedendogli un intervento per “mettere a tacere” le teorie diverse dalle sue che giravano e si sarebbe anche lamentato della scarsa collaborazione delle autorità d’oltre oceano sulla vicenda. Anzi, avrebbe proprio manifestato biasimo per la pressoché inamovibilità degli americani di fronte a una tesi tutta sua: l’aereo non sarebbe caduto per un’azione di guerra non dichiarata nei cieli del Mediterraneo, ma per un’esplosione interna causata da una bomba. Poi, ancora, a proposito di documenti a stelle e strisce desecretati, si lagna perché “minano la sua credibilità”.
I documenti al centro di questa vicenda, richiesti ai sensi del Freedom for information act (legge che stabilisce le modalità con cui ogni cittadino può avere accesso agli atti della pubblica amministrazione statunitense), erano diventati oggetto di un servizio del Tg3 nazionale con cui si dava conto di “nuove rivelazioni” in merito alla strage del giugno ’80. E aggiungeva il quotidiano La Repubblica: “Ustica: gli Stati Uniti hanno spiato Amato”. Il riferimento è a Giuliano Amato, il primo ministro che nel 1992 sarebbe stato intercettato dal Grande Fratello americano insieme all’allora ministro della difesa, Salvo Andò. Gli ascolti abusivi sarebbero poi stati utilizzati per far pressione su Bettino Craxi, ai tempi deputato del Psi, lo stesso partito di premier e di Andò. Scopo: dissuadere l’esecutivo dal proseguire nella ricerca della verità su Ustica.
Giovanardi, quando Tg3 e Repubblica diedero eco le notizie sul caso, le liquidò dicendo che non rappresentavano alcuna novità. E nel cablogramma del 14 luglio 2003 si aggiunge: “L’ambasciata [americana] non intende commentare pubblicamente le rivelazioni, ma se queste non fossero supportate dai documenti stessi, allora saremmo in grado di aiutare Giovanardi a respingere la mozione dell’opposizione. Date la tendenza alle teorie cospirazioniste che continuano a circondare sull’incidente di Ustica, preferiremmo non rispondere ai familiari delle vittime su copie di documenti interni del dipartimento di Stato”.
In merito a queste due comunicazioni diplomatiche, il sottosegretario ha già fatto sapere di non saperne nulla e di non sapere nulla neanche di incontri con Countryman per discutere della questione. Al giornalista Emanuele Midolo di Agoravox Italia (http://www.agoravox.it/ESCLUSIVO-Cable-WikiLeaks-su.html) ha però aggiunto: “Io ho contattato tutte le fonti che erano in grado di dare informazioni su Ustica. I servizi italiani, la magistratura, i periti. Ho contattato anche l’ambasciata americana per sapere se aveva informazioni da darmi oltre alle rogatorie e alla lettera formale che Clinton aveva inviato a Giuliano Amato, lettera personale nella quale Clinton diceva che gli Stati Uniti non c’entravano niente con la strage”.
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Emanuele Midolo
Agoravox 5 settembre 2011
ESCLUSIVO – Cable WikiLeaks su Ustica. USA “coinvolti”. Giovanardi tentò di coprire lo scandalo
Tra i 251.286 cables rilasciati lo scorso 30 agosto da WikiLeaks ce ne sono due che aprono nuovi importanti scenari sulla strage di Ustica. I cables 03ROME2887 e 03ROME3199 inviati dall’Ambasciatore Americano a Roma, Mel Sembler (e classificati dal funzionario Thomas Countryman) al Dipartimento di Stato, mostrano la preoccupazione degli USA riguardo la possibilità di una fuga di notizie e rivelano il loro “coinvolgimento”. Carlo Giovanardi difese in Parlamento la versione della bomba per tentare di negare le responsabilità americane. Ma, preoccupato, si lamentò con l’ambasciata: “Queste nuove rivelazioni minano la mia credibilità”.
RICHIESTA D’INTERVENTO. E’ il 25 giugno 2003, il Political Minister Counsellor Thomas Countryman, diplomatico dell’ambasciata americana a Roma dal 2001 al 2005, richiede con urgenza al Dipartimento di Stato Americano alcuni documenti inerenti la strage di Ustica, desecretati secondo il Freedom of Information Act.
Nel documento si evidenzia il crescente interesse, in seguito ad uno speciale del Tg3 del 21 giugno 2003, della maggior parte dei giornali italiani riguardo le “nuove rivelazioni” sul caso Ustica. In particolare, viene citato l’articolo che la Repubblica pubblicò in prima pagina col titolo: “Ustica: gli Usa spiarono Amato”.
L’articolo denunciava l’avvenuta intercettazione da parte degli americani di una telefonata tra l’allora – era il 1992 – Presidente del Consiglio Giuliano Amato ed il Ministro della Difesa Salvo Andò (entrambi socialisti); nella quale i due discutevano degli “sforzi” fatti dall’amministrazione americana al fine di “monitorare” (questo il termine usato nel cablo) le indagini di giudici e parlamentari.
Il diplomatico USA riporta la notizia secondo cui l’ambasciatore americano dell’epoca, Peter Secchia, utilizzò l’informazione intercettata per fare pressioni su Bettino Craxi affinché il governo italiano non si costituisse parte civile nel processo sulla strage.
Countryman nota tra le righe che la storia dell’intercettazione abbia alimentato un solo “ciclo di notizie” (“one news cycle”), nonostante egli stesso predica che la vicenda Ustica possa venire approfondita ulteriormente in futuro. Non si può fare a meno di registrare una certa preoccupazione da parte degli americani riguardo anche solo la possibilità che si continui a discutere della strage (per non parlare della prosecuzione delle indagini). A tal proposito, al fine di rigettare e limitare il “prolungarsi di teorie cospirazioniste”, l’ambasciata richiede una copia dell’intercettazione telefonica del ’92.
Ma c’è dell’altro. Le notizie più interessanti sono contenute nel cablo 03ROME3199, inviato il 14 luglio 2003 e classificato “SECRET” dallo stesso Countryman, nel quale è riportato il contenuto di un colloquio avvenuto il 10 luglio 2003 tra l’allora Ministro dei Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi, e lo stesso Countryman. Giovanardi si sarebbe lamentato della “mancanza di chiarezza e cooperazione” da parte degli USA nei confronti del Governo Italiano; quest’ultimo avrebbe raccontato di come, un anno prima, lui stesso relazionò in parlamento nel tentativo di “mettere a tacere la vecchia questione Ustica” (“tryin to put the 20 year old Ustica crash case to rest”).