Si è spento questa mattina Giancarlo Calidori, marito di Anna Di Vittorio, sorella di Mauro Di Vittorio una delle 85 vittime della strage di Bologna la cui storia lungamente raccontata su questo blog (leggi qui), potete trovare nel libro da poco uscito di Paolo Morando, La strage di Bologna, Bellini,i Nar, i mandanti e un perdono tradito, Feltrinelli. Quando nell’ottobre 2012 sono andato a proporre al manifesto l’inchiesta sull’ultimo depistaggio della strage che smontava la pista Di Vittorio (leggi qui), era capo servizio Marco Boccitto. Appena lesse il nome di Mauro mi disse che lo aveva conosciuto molto bene. Che incredibile coincidenza!
Era molto amico del fratello e per loro Mauro, di qualche anno più grande, appariva come una specie di mito con i suoi racconti sull’underground londinese, la vita negli squatt, la ganja, i viaggi, la vita on the road e la sua idea che il conflitto politico degli anni 70 era uno schema da superare con il lavoro sulle relazioni interpersonali. Marco pubblicò la mia inchiesta qualche giorno dopo (con un refuso sul mio nome, tanto per far capire quanto ci conoscessimo tutti) a cui seguì una errata corrige. Gli chiesi un ricordo di Di Vittorio che pubblicai sul blog (leggi qui) e poi il numero di Anna e Giancarlo che chiamai il giorno dopo inviandogli anche la bozza dell’articolo. Siccome la pubblicazione tardava per ragioni di spazio ne approfittai perché nel frattempo Giancarlo mi fornì ulteriori informazioni e precisazioni sul viaggio di Mauro verso Londra, dove non arrivò mai perché respinto alla frontiera di Dover e costretto ad un rocambolesco ritorno senza biglietto (aveva finito i soldi) sui treni, tanto che dopo la sua morte arrivò una multa delle ferrovie.
Iniziò così la nostra conoscenza trasformatasi nel tempo in amicizia. Dieci anni e poco più di infinite telefonate, lunghe chiacchierate e ogni tanto qualche incontro. Giancarlo faceva sofisticate letture filosofiche, era un vero bibliofilo, mi regalava decine di libri ed aveva delle battute folgoranti. Socialista di formazione era profondamente antifascista. Detestava la burocrazia togliattiana di quei personaggi che si erano impadroniti dell’associazione dei familiari della strage, trasformandosi in imprenditori di una memoria falsata e omissiva che girarono la testa altrove quando si scatenò la bufera contro Mauro Di Vittorio, lasciando Anna e Giancarlo soli a di difendere la memoria del loro familiare. Non voglio parlare qui della storia del perdono tradito e del loro progetto di riconciliazione fondato sull’esperienza Sud Africana, mai veramente compreso e strumentalizzato a Destra come a Sinistra. Se ne è già scritto molto e ci sarà modo di tornarci in altri momenti.
Sapere che Giancarlo non c’è, non sentire più dall’altra parte del telefono quella voce resa roca dalla sigarette mi fa sentire più solo. Le sue battute già mi mancano. Ho salutato Giancarlo due domeniche fa, insieme a Sandro Padula e Ugo Maria Tassinari. Siamo corsi da lui appena saputo dell’aggravamento del suo stato di salute. Con il suo libro che Giancarlo è riuscito ad avere tra le mani, Paolo Morando gli ha fatto il regalo più bello. Giancarlo Calidori non è morto solo di un male incurabile, come si dice perché si ha paura di pronunciare quella parola infame che si chiama “cancro”. Ad ucciderlo è stata anche la cattiveria e la malvagità di alcuni che sicuramente si riconosceranno leggendo queste parole. Un caro abbraccio ad Anna che lo ha assitito fino all’ultimo con amore.
Ciao Giancarlo!