Eternit, seconda udienza. Lo Stato italiano e l’Ue chiedono di essere estromessi dal processo

Stato a padroni a braccetto: secondo il legale del governo, i poteri pubblici non avrebbero obblighi di tutela della salute dei lavoratori e non vi sarebbero norme penali che sanzionano l’omissione di controllo

Paolo Persichetti
Liberazione
26 gennaio 2010

Si è tenuta ieri presso il tribunale di Torino la seconda udienza del processo alla Eternit, la multinazionale svizzera dell’amianto che con le sue produzioni ha avvelenato mezza Europa. In aula erano presenti oltre 200 persone arrivate su 5 pullmans da Casale Monferrato, dove si trovava uno dei siti più colpiti da quella che è stata definita la più aggressiva sostanza cancerogena del ‘900. Alla sbarra il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis De Cartier, rinviati a giudizio per «disastro doloso» provocato dall’esposizione all’amianto nei quattro stabilimenti italiani della società. Quella della Eternit è una storia di profitto sanguinario e nocività sociale del capitalismo: almeno 3 mila le vittime sino ad ora accertate, 2200 quelle decedute, 700 i malati terminali, oltre 5 mila le parti lese. Il processo non è ancora entrato nel vivo, all’esame dell’aula per ora solo questioni preliminari. L’udienza di ieri è stata contrassegnata dall’offensiva dei legali delle società citate come responsabili civili del disastro. La Presidenza del consiglio dei ministri e l’Unione europea (chiamata a risarcire un miliardo di euro) hanno chiesto di essere esclusi dal processo rinviandosi reciprocamente ogni responsabilità sulla vicenda. Se per il legale del governo, lo Stato non può essere chiamato a rispondere poiché gli obblighi di tutela della salute dei lavoratori sarebbero solo a carico dei datori di lavoro (sic!), inoltre non esisterebbero norme che censurano le responsabilità sull’omissione di controllo addebitate al potere pubblico (doppio sic!), infine l’Italia non potrebbe essere accusata della mancata adozione delle disposizioni comunitarie in tema di amianto perché queste sarebbero state successive all’epoca dei fatti; per l’avvocato dell’Ue, «mai l’Europa avrebbe potuto vietare l’amianto con forza di legge. Lo ha fatto con una direttiva la cui attuazione era compito degli Stati membri». Il legale ha aggiunto che spetterebbe semmai alla Corte di giustizia europea di doversi occupare, in base ai trattati, delle eventuali responsabilità dell’Unione. La Procura si è associata alla richieste di esclusione dal processo. L’udienza è stata poi aggiornata all’8 febbraio prossimo. Nel frattempo Il giudice Casalbore ha fatto sapere che grazie al supporto tecnico fornito dalla provincia di Torino, il processo verrà trasmesso in diretta streaming in tutte le sedi giudiziarie italiane. Fuori al Palazzo di Giustizia è comparso uno striscione con la scritta: «Eternit: no al processo breve».

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