Cortei del movimento sotto attacco. Daspo e reparti speciali, lo Stato fa la guerra alla piazza

L’italia protesta e il Viminale risponde con sanzioni amministrative e rastrellamenti per chi manifesta. Intanto la digos annuncia 81 denunce per i cortei che nelle ultime settimane hanno interessato il centro della Capitale. I reati contestati vanno da “manifestazione non autorizzata” a “blocco stradale”, “interruzione di pubblico servizio”, “oltraggio e resistenza pubblico ufficiale”. Per 41 degli 81 indagati è scattata anche la denuncia per “blocco ferroviario” a causa dell’occupazione di alcuni binari della Stazione Termini il 30 novembre.
Oltre all’analisi delle immagini degli scontri del 14 dicembre scorso, per identificare gli autori degli incendi dei mezzi delle forze dell’ordine, la digos sta cercando di risalire a chi abbia pagato i pulman che dal resto d’Italia hanno portato a Roma migliaia di persone. L’ipotesi investigativa seguita postula la presenza di una “cabina di regia” che abbia preordinato e poi gestito in piazza gli incidenti

Paolo Persichetti
Liberazione 19 dicembre 2010

Atene 2008 - Nuclei mobili Mat appostati di fronte al Politecnico. Foto Baruda

Cominciano a delinearsi le prime misure annunciate dal governo dopo gli scontri di piazza avvenuti martedì scorso a Roma, mentre il parlamento si pronunciava sulla sfiducia a Silvio Berlusconi. Per fronteggiare la crisi sociale e camuffare la vertiginosa caduta di credibilità politica dell’esecutivo verrà ulteriormente inasprita la gestione dell’ordine pubblico ispirandosi a quel laboratorio della repressione sociale che nell’ultimo decennio hanno rappresentato le curve degli stadi. Se il parlamento potrà essere facilmente controllato comprando altri parlamentari dell’opposizione per «acquisirli» alla maggioranza, per la piazza le cose stanno diversamente. Il governo teme i manifestanti, soprattutto la possibilità di una saldatura sociale stabile tra le varie componenti della protesta: i cittadini di Terzigno, i terremotati aquilani, i metalmeccanici, i precari, gli studenti, i migranti. Per questa ragione stanno per essere varati una serie di dispositivi di natura legislativa e tecnica in grado di consentire un ulteriore giro di vite repressivo nei confronti del diritto di manifestare e di esercitare l’attività politica con incisività e visibilità.

Limiti alla libertà individuale di manifestare
Il ministro degli Interni ha accolto la proposta lanciata venerdì dal suo sottosegretario, Alfredo Mantovano, di adattare i daspo, cioè i divieti di accedere alle manifestazioni sportive, anche alle «manifestazioni pubbliche». Roberto Maroni ha giudicato l’idea «interessante», annunciando che potrebbe essere inserita da subito nel pacchetto sicurezza in discussione al senato. Mantovano ha spiegato che questa novità legislativa «colmerebbe una lacuna». La nozione di “pubblico” è per giunta talmente ampia da includere oltre a quelli politici qualsiasi altro evento di natura culturale, religiosa, ludica, musicale, che si realizzi fuori da uno spazio privato. Con una soluzione del genere saremmo ai vertici dell’afflato totalitario. Una ragione in più per scendere in piazza nei prossimi giorni e manifestare con maggiore forza ancora, visto che è proprio questo diritto ad essere messo definitivamente in discussione. «A quando la tessera del manifestante»? Hanno chiesto polemicamente i radicali mentre numerosi giuristi hanno segnalato l’incostituzionalità di un simile provvedimento. Un coro d’approvazione è venuto da parte del centrodestra ma anche da esponenti del Pd, come l’ex ministro degli Interni del primo governo Prodi, Enzo Bianco, il massacratore di Napoli. Aperture sono venute anche da Luciano Violante, a patto che una misura del genere sia adotatta dalla magistratura e non dalle questure.
Dopo i limiti permanenti imposti ai percorsi, l’estensione e l’istituzionalizzazione di una zona rossa attorno ai palazzi della politica, ora diventa problematica anche la semplice possibilità di manifestare al di fuori di forme e contenuti sgraditi ai governi di turno. I daspo verrebbero applicati a chiunque avesse precedenti e denunce in corso, in sostanza interverrebbero prima del giudizio finale manifestandosi come una sanzione amministrativa anticipata prim’ancora che la colpevolezza venisse penalmente accertata. Un modo per rendere innocui gli oppositori politici.

Caccia al manifestante, arrivano i nuclei mobili di pronto intervento
L’altra misura annunciata riguarda l’introduzione di “presidi mobili di pronto intervento” sul modello adottato dalla polizia greca per fronteggiare le imponenti contestazioni che da due anni fanno traballare il governo. La scelta di questa nuova strategia sarebbe supportata dalle analisi realizzate dalla digos e dalla polizia di prevenzione, in cui si parla di un «sistema parallelo che prescinde da chi ha organizzato la manifestazione perché si affianca a chi sfila, ma poi persegue altri obiettivi». Dai filmati degli incidenti di Atene e Londra, i responsabili dell’ordine pubblico e del contrasto all’eversione avrebbero tratto la convinzione della «presenza di analogie nella pianificazione degli attacchi, mirati verso gli obiettivi istituzionali e le forze dell’ordine». Da qui la decisione di ricorrere a piccole pattuglie mobili, coordinate dall’alto e da osservatori in abiti civili, che non seguono più il corteo o presidiano staticamente obiettivi sensibili e sbarrano strade, ma si muovono nel territorio circostante il tragitto della manifestazione a caccia dei gruppi considerati l’obiettivo da neutralizzare. In Grecia i Mat, gruppi speciali antisommossa, applicano da tempo questa strategia che assomiglia molto alla caccia praticata degli Indiani. Una forma di controguerriglia urbana a bassa intensità che consente di sorprendere gli avversari con degli agguati e dei raid improvvisi. Avanzano in fila indiana per poi scattare all’improvviso, spuntano dal nulla per agguantare i manifestanti isolati o aggredire i gruppetti confusi e sparpagliati. Si nascondono dietro gli angoli, accovacciati tra le vetture in sosta e gli arredi urbani. Anche la loro dotazione personale è speciale, tuta robocop, casco e maschera antigas, manganello agganciato dietro la schiena, decine di granate “incapacitanti”, cioè accecanti e assordanti, spray urticanti compreso i “capsulum”,

Lancia polvere urticante in dotazione alle forze speciali greche. Foto Baruda

potenti lancia-polvere di peperoncino che bruciano i polmoni. Addestrati all’arresto mirato sono in grado di infilarsi con azioni lampo all’interno del corteo per agguantare uno o due manifestanti e trascinarli via. Una tecnica già in uso nella polizia francese fin dalla metà degli anni 90. Questi nuclei alla fine dei cortei penetravano i gruppi di manifestanti che si attardavano negli scontri con pattuglie di 5-6 uomini. Due diretti sull’obbiettivo e gli altri intorno a protezione che si facevano strada a colpi di arti marziali.

 

Link
7 aprile 1979 quando lo Stato si scatenò contro i movimenti
Macchina del fango sul movimento: gli infiltrati di vauro Senesi e la stupidità sulla punta della sua matita
Governo e parlamento come la fortezza Bastiani. Per Roberto Maroni “centri sociali dietro gli scontri”
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3 pensieri su “Cortei del movimento sotto attacco. Daspo e reparti speciali, lo Stato fa la guerra alla piazza

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