Gli operai impediscono il varo di una nave crociera. L’azienda costretta a trattare
Paolo Persichetti
Liberazione 17 dicembre 2009
Da quasi due giorni gli operai Fincantieri di Ancona picchettano gli ingressi dello stabilimento e la banchina, impedendo di salpare alla Silver Spirit, nave da crociera di 195 metri di lunghezza e 360 tonnellate di stazza. Ultima creatura tirata su dalle maestranze per una società armatrice monegasca, la Silersea Cruiser. Protestano per rivendicare il premio di produzione che l’azienda ha tagliato. La protesta è scattata lunedì scorso anche in Liguria, nei cantieri di Sestri, Riva e Muggiano, 3200 dipendenti che si moltiplicano sommando l’indotto. Tutto è cominciato dopo una lettera arrivata ai sindacati e nella quale Fincantieri comunica che tre cantieri su otto (Sestri ponente, Muggiano e Ancona) hanno perso il diritto al premio, 750 euro lordi relativi al secondo trimestre 2009, a causa del mancato raggiungimento dei parametri di «miglior efficienza» concordati a luglio. Sono «soldi nostri – replicano gli operai – concordati, indipendentemente dai risultati». Soldi che «aiuterebbero specialmente i 200 cassintegrati, che facevano conto sulla prima tranche da 540 euro di dicembre per avere un Natale migliore». La reazione è stata immediata. Anche perché alcuni degli impianti sanzionati hanno largamente superato i parametri di produttività richiesti. Quello di Ancona avrebbe addirittura un rapporto di 1,26 sulla base di uno come risultato pieno. Insomma, la decisione dell’azienda è un vero e proprio furto, una rapina padronale bella e buona a cui i dipendenti hanno risposto lunedì pomeriggio con l’occupazione degli uffici e del cantiere. La mobilitazione è proseguita martedì con lo sciopero, il mantenimento dell’occupazione degli impianti, un corteo che ha bloccato le vie di Sestri. L’incontro in prefettura però non ha dato i risultati sperati. Dall’azienda chiusura totale. Sandro Scarrone, capo del personale, ha fatto il duro, tanto il suo Natale è più che assicurato. Alcune indiscrezioni raccontano però di una direzione aziendale divisa. A quanto pare, infatti, le ragioni del taglio dei premi sarebbero più politiche che produttive. Dovute ad una forzatura voluta dall’Ad Giuseppe Bono, sponsorizzato dal ministro Sacconi, che vorrebbe così affossare l’accordo strappato dalla Fiom in luglio. Dietro le divisioni, il dissenso sui progetti di ristrutturazione del gruppo. Da una parte chi, sensibile alle sirene leghiste, vorrebbe mantenere soltanto Monfalcone e Marghera per abbandonare gli altri siti, e chi, al contrario, è per la tutela del patrimonio nazionale dei cantieri. Per questo le Rsu di Castellamare hanno chiesto al presidente della repubblica di portarsi garante di un piano industriale. Previsto nel pomeriggio di ieri, l’incontro a livello nazionale tra sindacato e azienda è iniziato soltanto alle 18.30. Venerdì prossimo appuntamento col ministro per lo sviluppo economico Scajola.
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