Fincantieri vuole tenersi metà dei soldi degli operai

La Fiom abbandona la trattativa. Oggi incontro con il ministro Scajola

Paolo Persichetti
Liberazione
18 dicembre 2009


Le mobilitazioni di questi giorni un risultato minimo lo hanno strappato. Fincantieri ha reso noto che alle maestranze verrà corrisposto entro dicembre metà del premio di produzione stabilito questa estate. 300 euro per i lavoratori diretti, e i 210 per quelli indiretti, verranno erogati ai dipendenti dei cantieri di Ancona, Sestri Ponente e Muggiano a cui inizialmente l’azienda aveva detto no. C’è un problema però: mentre i sindacati, nel corso della lunga trattativa di mercoledì scorso, protrattasi oltre la mezzanotte, avevano proposto questa somma a titolo di anticipo dell’intera somma pattuita questa estate; l’azienda si è detta favorevole solo a condizione di una rinuncia da parte sindacale alla pretesa certa della erogazione a fine gennaio del conguaglio restante, cioè degli altri 450 euro lordi. Insomma, «pigliatevi questi 300 euro e finiamola qui, al massimo se ne riparlerà nel 2010, sempre che siate buoni!». E’ stato più o meno questo il senso della risposta dei vertici di Fincantieri, pronti a rimangiarsi l’accordo siglato il 16 luglio. A questo punto, mentre Fim e Uilm, si accontentavano di quel che passava il convento, la Fiom ha deciso di abbandonare il tavolo. In un secco comunicato diffuso ieri, i metalmeccanici della Cgil hanno denunciato la «Pretesa inaccettabile in termini di principio e di fatto» che viola i termini di un accordo liberamente sottoscritto dalla direzione. Comportamento che – sempre secondo la Fiom – «incrina l’intero sistema delle relazioni industriali del Gruppo». Uno strappo senza precedenti nella storia sindacale di Fincantieri. Si pone a questo punto – sottolinea ancora il comunicato di corso Trieste – «la necessità di un chiarimento di fondo con l’Azienda». Questione che verrà posta durante l’incontro di oggi con il ministro dello sviluppo economico Scajola. A dimostrazione che il rispetto degli accordi di luglio non è una pretesa infondata, c’è stato il riconoscimento da parte dell’armatore della Silver Spirit, proprietario della nave crociera di extralusso bloccata ad Ancona, di riconoscere agli operai un premio di 60 mila euro e di commissionare una seconda nave, qualora la trattativa in corso andasse a buon fine. Smentita flagrante degli argomenti avanzati dalla Fincantieri per rifiutare l’esborso del premio di produzione. La Silver Spirit ha così lasciato gli ormeggi a fine mattinata. Sono in molti a esser convinti che dietro questa strategia di rottura della Fincantieri vi sia la volontà di mettere nell’angolo la componente operaia più combattiva e rappresentativa che ha giocato un ruolo centrale nella trattativa di luglio in vista della dismissione di alcuni cantieri, quelli liguri e di Ancona, in ragione di un criterio che di economico a ben poco: la «preferenza padana».

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Fincantieri, blocco dei cantieri in Liguria e Ancona
Cronache operaie

Fincantieri, blocco dei cantieri ad Ancona e in Liguria

Gli operai impediscono il varo di una nave crociera. L’azienda costretta a trattare

Paolo Persichetti
Liberazione
17 dicembre 2009
Da quasi due giorni gli operai Fincantieri di Ancona picchettano gli ingressi dello stabilimento e la banchina, impedendo di salpare alla Silver Spirit, nave da crociera di 195 metri di lunghezza e 360 tonnellate di stazza. Ultima creatura tirata su dalle maestranze per una società armatrice monegasca, la Silersea Cruiser. Protestano per rivendicare il premio di produzione che l’azienda ha tagliato. La protesta è scattata lunedì scorso anche in Liguria, nei cantieri di Sestri, Riva e Muggiano, 3200 dipendenti che si moltiplicano sommando l’indotto. Tutto è cominciato dopo una lettera arrivata ai sindacati e nella quale Fincantieri comunica che tre cantieri su otto (Sestri ponente, Muggiano e Ancona) hanno perso il diritto al premio, 750 euro lordi relativi al secondo trimestre 2009, a causa del mancato raggiungimento dei parametri di «miglior efficienza» concordati a luglio. Sono «soldi nostri – replicano gli operai – concordati, indipendentemente dai risultati». Soldi che «aiuterebbero specialmente i 200 cassintegrati, che facevano conto sulla prima tranche da 540 euro di dicembre per avere un Natale migliore». La reazione è stata immediata. Anche perché alcuni degli impianti sanzionati hanno largamente superato i parametri di produttività richiesti. Quello di Ancona avrebbe addirittura un rapporto di 1,26 sulla base di uno come risultato pieno. Insomma, la decisione dell’azienda è un vero e proprio furto, una rapina padronale bella e buona a cui i dipendenti hanno risposto lunedì pomeriggio con l’occupazione degli uffici e del cantiere. La mobilitazione è proseguita martedì con lo sciopero, il mantenimento dell’occupazione degli impianti, un corteo che ha bloccato le vie di Sestri. L’incontro in prefettura però non ha dato i risultati sperati. Dall’azienda chiusura totale. Sandro Scarrone, capo del personale, ha fatto il duro, tanto il suo Natale è più che assicurato. Alcune indiscrezioni raccontano però di una direzione aziendale divisa. A quanto pare, infatti, le ragioni del taglio dei premi sarebbero più politiche che produttive. Dovute ad una forzatura voluta dall’Ad Giuseppe Bono, sponsorizzato dal ministro Sacconi, che vorrebbe così affossare l’accordo strappato dalla Fiom in luglio. Dietro le divisioni, il dissenso sui progetti di ristrutturazione del gruppo. Da una parte chi, sensibile alle sirene leghiste, vorrebbe mantenere soltanto Monfalcone e Marghera per abbandonare gli altri siti, e chi, al contrario, è per la tutela del patrimonio nazionale dei cantieri. Per questo le Rsu di Castellamare hanno chiesto al presidente della repubblica di portarsi garante di un piano industriale. Previsto nel pomeriggio di ieri, l’incontro a livello nazionale tra sindacato e azienda è iniziato soltanto alle 18.30. Venerdì prossimo appuntamento col ministro per lo sviluppo economico Scajola.

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