Carcere di santa Maria Maggiore a Venezia, dove si trova la cella “liscia” che ha ucciso Mohammed

La procura indaga su una cella di isolamento, teatro a marzo di un suicidio

Paolo Persichetti
Liberazione
30 luglio 2009

Una «cella di punizione» descritta da testimoni e da chi ha potuto verificarne l’esistenza come «stretta, buia, dall’odore nauseabondo». Qualcosa che assomiglia più a una segreta medievale che a una moderna camera di sicurezza, molto lontano dai requisiti di legge che stabiliscono dimensioni, caratteristiche architetturali, condizioni igieniche e arredo di una normale «camera di pernottamento», come l’ordinamento e il regolamento il carcere di veneziapenitenziario si ostinano a definire – non senza un tocco di perfida ipocrisia – una normale cella penitenziaria. In gergo carcerario si chiama «cella liscia», il non plus ultra della punizione. Una cella completamente vuota, senza mobilio, senza branda, senza tubi, maniglie o qualsiasi altro oggetto o manufatto che possa svolgere funzione di appiglio. Senza finestra, con piccole feritoie al suo posto, oppure – l’immaginario del supplizio è pieno di fantasia – senza infissi, nude sbarre senza vetri e ante col freddo che d’inverno aggredisce i corpi non di rado lasciati nudi (col pretesto di non offrire vantaggi a chi avrebbe intenzione di suicidarsi), magari anche bagnati. Solo le quattro mura, il pavimento e il “blindo”, cioè una massiccia porta di ferro senza cancello che chiude la stanza. Per servizi igienici una turca piazzata in un angolo senza muretto, quando si è fortunati, altrimenti nemmeno quella. Un buco a terra oppure niente. Chi c’è finito, qualsiasi fosse il carcere dove si trovava, descrive il medesimo spettacolo rivoltante. Escrementi ovunque, urina rafferma, aria infetta, insetti. Una sentina della terra piena di graffiti tracciati con le unghie da chi in quel luogo ha trascorso dure quarantene per spurgare ataviche dipendenze dalle droghe, furie isteriche, crisi psichiatriche, oppure ha scontato ruvide punizioni. Quando finisci in un posto del genere dormi per terra, cioè su un tappeto di merda. Impari a non respirare col naso e ti stringi più che puoi, cerchi di farti piccolo, piccolo. Tutte le attuali sezioni d’isolamento dispongono ancora di una cella liscia. Eredità antica, dura a morire come quella del carcere di santa Maria Maggiore a Venezia, che, dopo il suicidio – lo scorso 6 marzo – di un marocchino di ventisei anni di nome Mohammed, ha attirato l’attenzione della magistratura. Così il nome di sei poliziotti della penitenziaria è finito nel registro degli indagati per il reato di «abuso di autorità contro persone arrestate o detenute» (698 cp). La magistratura vuole accertare se la cella liscia sia stata impiegata per ospitare momentaneamente i detenuti “nuovi giunti”, in attesa di essere assegnati in sezione, oppure se sia stata utilizzata come cella d’isolamento.
Dopo la morte di Mohammed il sostituto procuratore Stefano Michelozzi ha indagato per omicidio colposo due ispettori della penitenziaria: il responsabile del reparto dove è avvenuto il suicidio, e il responsabile della sorveglianza generale. Secondo il magistrato nella condotta dei due graduati si evidenziano possibili carenze e omissioni nella gestione del detenuto, che in manifeste condizioni di sofferenza psichica aveva già tentato il suicidio poche ore prima della morte. Invece di essere affidato alle cure del caso e sottoposto a “sorveglianza speciale” a vista, Mohammed è finito nella famigerata cella liscia. Abbandonato a se stesso e alla sua sofferenza e disperazione, ha sfilettato con i denti la coperta di lana lasciatagli come giaciglio per farne una treccia che poi è riuscito a utilizzare per appendersi alla finestra. L’episodio aveva suscitato numerose proteste tra i suoi compagni (diversi vennero trasferiti).
Alcune lettere provenienti dal carcere, pubblicate anche sul sito di Ristretti orizzonti, hanno ricostruito le fasi precedenti il suicido denunciando l’incuria e i metodi brutali della custodia, in particolare contro gli stranieri. Dopo il primo tentativo di suicidio, scriveva un testimone: «è stato portato in una cella di punizione che puzza tanto da far vomitare e che è buia più di una grotta. Lo so perché ci sono stato. Gli hanno prima tolto i vestiti e poi sarebbe stato spinto dentro solo con una coperta senza neppure farlo visitare da un medico o da uno psichiatra. Perché nessuno ha controllato cosa faceva e come stava? Non era meglio lasciarlo con i compagni, che pure avevano chiesto di lasciarlo con loro?». Nei giorni scorsi il pm ha chiesto di poter raccogliere sotto forma di incidente probatorio le dichiarazioni di sette detenuti, tutti stranieri, che nel corso delle indagini preliminari hanno raccontato al magistrato numerosi particolari sull’utilizzo della cella liscia. È l’unica strada per dare immediato valore probatorio alle loro dichiarazioni, prima che possibili pressioni e ricatti dell’istituzione carceraria possano spingerli a ritrattare o, terminata la pena, diventino irrintracciàbili. Ma la domanda più importante è un’altra: questa inchiesta porterà all’abolizione delle celle lisce e dei reparti d’isolamento? Il presidente del Dap, Franco Ionta, interverrà con una circolare apposita?

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5 pensieri su “Carcere di santa Maria Maggiore a Venezia, dove si trova la cella “liscia” che ha ucciso Mohammed

  1. vergognatevi per le affermazioni da voi scritte!
    nessun detenuto e mai rimasto in cella da voi definita “liscia” per più di 2 ore consecutive e sempre sotto stretto controllo dagli agenti di polizia penitenziaria!
    il detenuto non era accettato in nessun’altra cella!
    finitela di infangare un corpo di polizia ke ogni giorno e costretto a subire angherie dalla popolazione detenuta da voi neanche immaginate minimamente!

    • Il sentimento di vergogna è come uno specchio, chi l’invoca per gli altri lo fa perché ci si riflette dentro.
      Nessuno è mai rimasto in cella liscia più di due ore? Allora vuol dire che queste celle esistono. Niente male come ammissione, visto che l’avete sempre negato.
      A parte che le celle lisce non dovrebbero esistere, come indicato dal regolamento (la loro esistenza rappresenta una palese violazione della legge, il che prova che le carceri sono luoghi di illegalità di Stato), il fatto che un detenuto non venga accettato in altre stanze, non giustifica che debba finire in cella liscia. E comunque, sei un bugiardo con la divisa addosso. Se stava lì, era perché lo volevate sottoporre alle vostre sadiche punizioni. Il solito “trattamento”. E tu che porti quella divisa sai bene cosa vuol dire. Il comandante del carcere di Teramo lo ha spiegato a un suo sottoposto molto chiaramente, tutti hanno potuto ascoltarlo. “I detenuti si massacrano di sotto, non in sezione”. Per “di sotto”, si intende nel repartino di isolamento, dove si trovano anche le celle lisce.
      Eppoi, per favore, un pò di ritegno. Risparmiaci il vittimismo. Ora sarebbero i detenuti a commettere angherie contro i poveri agenti di custodia disarmati e inermi? Ma chi è che ha le chiavi? Chi apre e chiude le celle? Chi ha i manganelli? Chi è che ha gli scudi? Chi è che usa le bombole per gasare?
      Perché non spieghi ai lettori di questo blog che cosa è una “squadretta”? Che cosa è il “tunnel”?
      Se avrai il coraggio di spiegarlo, dimostrerai di avere ancora un po’ di coscienza in fondo al tuo animo, altrimenti vorrà dire che il tuo lavoro ti ha ridotto ad essere solo un “portachiavi”.

  2. Pingback: Tortura in carcere: è il turno di Asti « Polvere da sparo

  3. Preferisco restare anonimo, non vorrei che, se dovessi mai capitare di nuovo al S.M.Maggiore uccidiate pure me ... in ha detto:

    Ma vergognatevi TE veramente, non chi ha scritto il blog, dovreste tutelare i detenuti, non accanirvi contro di loro, altro che “angherie da parte dei detenuti”, i pochi giorni che son stato io al C.C. Santa Maria Maggiore sono stato malmenato e trattato come un animale proprio dalla polizia penitenziaria per aver chiesto un antidolorifico di notte per colpa dell’astinenza per la seconda volta, ma vi rendete conto ?

    IN CELLA LISCIA NESSUNO È STATO PER PIÙ DI DUE ORE? MI AVETE TENUTO LÌ ALMENO 4 E PER NON SO QUALE MOTIVO VISTO CHE DOVEVO ESSERE RILASCIATO!!!
    UNA FINESTRELLA APERTA E MI AVETE DETTO: SE HAI FREDDO CHIUDILA PURE RIDENDO!!!

    I soli ad avermi aiutato lì dentro sono stati i detenuti, nonostante io appartenessi ad un ceto sociale molto diverso dal loro, sia quanto riguarda l’erudizione che il portafogli.

    SOLO UNA LANCIA HO DA SPEZZARE A FAVORE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA, DI UN SOLO AGENTE, PRECISIAMO, CHE HA DIMOSTRATO PIÙ UMANITÀ DI TUTTI GLI ALTRI MESSI INSIEME QUANDO NON MI REGGEVO IN PIEDI PER ANDARE IN INFERMERIA!!!

  4. non ci sono parole che riassumono ciò che questi “poveri individui con la divisa”,hanno fatto in passato,e stanno facendo nel presente. migliaia di prigionieri,proletari,cittadini reclusi nei vari lager di stato,dall’asinara,pianosa,quando erano operanti,a tutto il circuito degli altri speciali,ne sanno qualcosa.troppo spesso costoro dimenticano,che ad ogni azione,infame,corrisponde una reazione ,di giustizia,uguale e contraria……….

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