Torna la grande paura: Paolo Granzotto, il reggibraghe degli imprenditori

Nei suoi “Souvenirs” delle giornate parigine del giugno 1848 Tocqueville raccontava i brividi di un suo amico che durante gli scontri aveva ascoltato le parole di due suoi giovani domestici che sognavano di farla finita con il potere dei loro padroni. Sul momento quel suo amico «si guardò bene dal lasciar intendere di aver sentito quelle frasi» che «gli misero una grande paura»; attese prudentemente l’indomani della vittoria sull’insurrezione per licenziare in tronco gli sfrontati e rispedirli alle loro baracche. Dall’aristocratico Tocqueville al borghese berlusconiano Paolo Granzotto, la parabola decadente della letteratura sulle classi pericolose


“Bossnapping, la sinistra si smaschera: questa lotta paga”

di Paolo Granzotto
Il Giornale 15 aprile 2009

La sinistra si smaschera www.ilgiornale.it

«Almeno finora, sequestrare paga». Questa la conclusione alla quale è giunto Gianni Marsilli dell’Unità. Gli fa eco Paolo Persichetti, su Liberazione: «Brutta aria per i padroni». L’uno e l’altro davano conto a modo loro del «bossnapping», il sequestro, a scopo intimidatorio, di manager di grandi gruppi industriali «fino a che il padrone non abbia calato le braghe», per dirla con Marsilli. Un «modello di lotta» che si sta sperimentando in Francia e che a qualcuno piacerebbe fosse esportato da noi, vuoi perché, come scrive Marsilli, «il sindacato è storicamente debole sulle realtà aziendali», vuoi perché, come invece sostiene Persichetti, «scioperi e picchetti non sono più sufficienti per costringere il padronato a trattare», cioè a calare le braghe.
Paolo Persichetti, brigatista rosso condannato a 22 anni per concorso nell’omicidio del generale Licio Giorgeri e pertanto uno che se ne intende di sequestri a termine o a tempo indeterminato, vede nel «bossnapping» qualcosa di più d’una innovativa versione del «dialogo» e del «confronto». Poiché la lingua sempre lì batte, dove il dente duole, egli vi vede o meglio vi sente «il sapore di embrioni vitali di autonomia operaia», dando la forte impressione di essere un emulo del colonnello Kilgore di Apocalipse now. Se questi si estasiava all’odore del napalm, Persichetti si inebria, perde la testa a quello della cordite degli Anni di piombo. Da addetto ai lavori, rileva che in Francia il «bossnapping» è «risultato pagante seppure attuato in un contesto ultradifensivo che mira unicamente a ridurre i danni». Non che l’ex brigatista lo auspichi a chiare lettere, però sembra di capire che stando un po’ meno sulla difensiva e magari alzando il tiro i risultati sarebbero migliori. E gli embrioni di autonomia operaia ingrasserebbero a vista d’occhio.
Il caloroso apprezzamento della «trattativa forzata» del sequestro di persona a scopo intimidatorio e delle prospettive di lotta di classe che esso apre potrebbe essere liquidato come demenziale folklore, come tritume ideologico e dialettico dei nostalgici della lotta armata. Ma quando un quotidiano come l’Unità che un giorno sì e l’altro no la mena con la sacralità della Costituzione, dei suoi princìpi e dei suoi diritti, manda a dire che «sequestrare paga», che «l’ostaggio è uno strumento per far pressione sulla proprietà lontana, nulla di più» – nulla più! – è forse il caso di stare in guardia. L’esecuzione a freddo di Marco Biagi dolorosamente ci ricorda che teste ideologicamente marce non ce ne sono poche in giro. Precedenti esperienze insegnano, poi, che nel caso l’intendance degli intellettuali, del giornalismo progressista, della società civile e della sinistra radicale e salottiera, suivra. Non che al momento ci sia da allarmarsi, perché i Persichetti sono pur sempre dei Persichetti, dei pavidi che nel momento della verità scappano, incapaci di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, ma tutto questo fervore per il «bossnapping» va tenuto d’occhio. E a farlo non dovrebbe tanto essere il ministro degli Interni, quanto Guglielmo Epifani, se non vuole che il suo sindacato, già malconcio qual è, sia scavalcato dalle avanguardie della «trattativa forzata» (fino al calamento, con le buone o con le cattive, delle braghe del padrone) e passi direttamente alla rottamazione.

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