Cosa si nasconde dietro la confessione-ritrattazione di Loyos? Per la difesa ci furono “pressioni fisiche” (tortura), per la procura quelle ammissioni dimostravano che Loyos e Gavrilia (uno degli stupratori) si erano conosciuti in carcere nel 2007
Anita Cenci
Liberazione 25 marzo 2009
Secondo il pm Vincenzo Barba esisterebbero dei legami tra Alexandru Loyos Isztoika, il “biondino” che aveva inizialmente confessato (ma subito ritrattato) lo stupro della Caffarella, per essere finalmente scagionato dal test del dna, e Oltean Gavrilia, che una volta incastrato dalla prova biologica ha ammesso la violenza commessa insieme al connazionale Jean Alexandru Ionut.
Il pubblico ministero ha depositato una certificazione dell’amministrazione penitenziaria nella quale si comprova la contemporanea presenza dei due nel carcere di Regina Coeli in due diverse circostanze. È quanto si è appreso ieri al termine dell’udienza del tribunale del riesame, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione di Loyos per l’accusa di calunnia, autocalunnia e diffamazione scaturita dalla sua ritrattazione. Il collegio, presieduto da Antonio Lo Surdo, si è riservato. Molto probabilmente la decisione arriverà nella giornata di oggi. La difesa ha ribadito che la confessione, avvenuta in piena notte, sarebbe stata estorta al giovane dopo un trattamento molto brusco, mentre l’assenza di segni evidenti sul corpo non sarebbe di per sé un argomento valido per sostanziare il reato di calunnia. Esiste un ampio ventaglio di pressioni fisiche, anche di elevata intensità, capace di non lasciare tracce lampanti. Al momento della ritrattazione, Loyos mostrava solo dei rossori al livello delle ascelle, mentre Racs era stato refertato all’ingresso in carcere. Insomma qualcosa d’anormale è certamente successo nelle ore immediatamente successive all’arresto dei due, sotto la pressione politico-mediatica del momento. Qualcosa che se trovasse conferma assumerebbe estrema rilevanza anche per l’enorme esposizione politica assunta da tutta la vicenda. Lo stupro di san Valentino è stato il cavallo di Troia che ha consentito il varo dell’ennesima svolta sicuritaria, la legalizzazione delle ronde, una nuova ondata di sgomberi e odio xenofobo con ripetuti pestaggi di lavoratori immigrati. Una spedizione punitiva contro lavoratori romeni avvenne in margine ad un corteo di Forza nuova nelle ore successive allo stupro. Attorno alla vera storia della confessione-ritrattazione di Loyos si gioca dunque una partita importante, non solo giudiziaria ma anche politica.
Per questo questura e procura non arretrano di un millimetro, intenzionate ad allontanare ogni sospetto sul loro operato e dimostrare che l’arresto di Loyos non era poi del tutto infondato. Il pubblico ministero ha ripetuto che Loyos, con la sua “confessione”, intendeva proteggere la fuga dei suoi complici. Se così fosse, sia Gavrilia che Ionut non ne hanno minimamente approfittato, commettendo al contrario solo errori e ingenuità.
E poi, il fatto che il “biondino” e Gavrilia si siano trovati nello stesso carcere per 48 ore, dal 25 al 27 settembre 2007, e per 8 giorni dal 12 al 20 ottobre successivo, non dimostra automaticamente che abbiano avuto modo di conoscersi. La prima volta erano addirittura in piani diversi. I «nuovi giunti», spiegano da Regina Coeli, passano sempre alcuni giorni in isolamento. La circostanza, benché meriti d’essere approfondita, allo stato resta soltanto una mera supposizione non corroborata da prove.
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