Battisti, Genro: “L’italia si è dimostrata autoritaria e arrogante”

Intervista al ministro della Giustizia brasiliano
Paolo Persichetti, Liberazione 14 Novembre 2009

0,,14385791-EX,00Il supremo tribunale brasiliano si è spaccato in due come un cocomero. Quattro giudici hanno ritenuto l’asilo politico concesso a Cesare Battisti dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, «corretta sotto il profilo costituzionale».
Hanno poi respinto la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia perché i reati contestati «hanno una natura politica» che cade sotto la protezione della legge brasiliana e dei trattati internazionali ratificati dal loro Paese. Altri quattro giudici, con argomenti esattamente opposti, si sono pronunciati per il via libera alla estradizione. Questa cristallizzazione, come da più parti si è osservato, palesa in modo eclatante uno scontro istituzionale molto duro. In ballo c’è l’interpretazione della costituzione brasiliana e soprattutto quale debba essere la gerarchia dei poteri in materia estradizionale. Decide e prevale, in ultima istanza, il potere politico, dunque l’Esecutivo, come accade in tutti i Paesi del mondo, compresa l’Italia, oppure deve essere il Giudiziario a dire l’ultima parola?
Attorno alla battaglia giuridico-politica che si è tenuta fino ad ora nelle aule di giustizia brasiliane, la destra – oggi all’opposizione – alleata con una parte significativa della magistratura, sta tentando un assalto al potere politico legittimamente eletto, rappresentato dal presidente della repubblica Ignazio Lula da Silva. Uno scenario esattamente rovesciato rispetto a quello italiano. Il nostro governo, che per voce del suo premier raglia contro i «magistrati comunisti», non esita oltre oceano a costruire trame di corridoio con pezzi di magistratura per strappare con ogni mezzo l’estradizione di Battisti, dando una mano ai suoi amici della destra brasiliana per fare fuori Lula.
Degli scenari che si aprono dopo la situazione di stallo, venuta a crearsi tra i giudici della Supremo tribunale federale di Brasilia, abbiamo parlato con il ministro della Giustizia brasiliana, Tarso Genro.

Ministro, cosa accadrà ora? Il presidente del Stf, Gilmar Mendes, voterà oppure come accaduto in altre occasioni, rispetterà il principio dell’habeas corpus?
Ha dichiarato che voterà.

Ha idea di come si pronuncerà?
È un’incognita perché ad oggi non ha ancora avuto l’opportunità di presentare pubblicamente la sua posizione.

È vero, come alcuni quotidiani hanno scritto, che se il Presidente Lula non ratificherà l’eventuale voto favorevole alla estradizione di Battisti, si potrebbe aprire una procedura di impeachment contro di lui?
Impossibile. Dietro questo scenario c’è una concezione completamente distorta della costituzione brasiliana. Le decisioni del Supremo tribunale sulla concessione dell’asilo non hanno forza di legge. Sono pareri privi di effetto vincolante. La decisione finale è riservata dalla costituzione al Presidente della repubblica. Se il voto finale del Supremo tribunale dovesse pendere per l’estradizione, la decisione passerà nelle mani del Presidente della repubblica. Decisione che comunque si farebbe attendere perché sul capo del signor Battisti pesa un procedimento penale per possesso e falsificazione di documenti d’identità. Per questo, quale che sia il risultato finale del voto, non vi può essere nessuna immediatezza della estradizione prima che non sia concluso il processo.

Eppure, in una dichiarazione il Presidente del Stf, ha evocato chiaramente il rischio di un impeachment (procedura di rimozione) contro Lula, se questi non si atterrà all’esito della decisione della Suprema corte.
Questa dichiarazione non l’ho mai letta da nessuna parte, mi è stata solo riferita. Se fosse vera, sarebbe espressione di una concezione profondamente sbagliata del sistema legale, dell’equilibrio e della divisione che presiede alle diverse competenze tra potere esecutivo e giudiziario.

Ministro, secondo lei perché Toffoli (il giudice nominato in sostituzione di un suo collega scomparso Ndr) non ha votato?
Non lo so. Ha parlato di un problema di coscienza, ma non saprei dire esattamente quale sia la ragione personale che gli ha impedito di esprimere il voto.

Forse perché ci sono state pressioni da parte italiana?
Pressioni da parte dell’Italia ci sono state fin dall’inizio.

Secondo lei si è andati ben oltre la legittima difesa dei propri interessi, fino alla vera e propria ingerenza negli affari interni?
Sì, da parte di persone appartenenti al governo italiano. Pressioni totalmente inaccetabili dal punto di vista politico e giuridico. In questa vicenda l’Italia ha dimostrato di avere una visione autoritaria e arrogante, inaccettabile per un paese democratico.

Link
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Un pensiero su “Battisti, Genro: “L’italia si è dimostrata autoritaria e arrogante”

  1. Ecco il testo della lettera che Cesare Battisti ha inviato al presidente del Brasile, Luis Inacio Lula Da Silva , al Supremo e al popolo brasiliano. Nella lettera è riportata in epigrafe anche una citazione de L’uomo in rivolta di Albert Camus:

    («Trent’anni cambiano molte cose nella vita degli uomini, e a volte sono una vita intera»).

    «Se guardiamo nel nostro passato da un punto di vista storico, quanti tra noi possono dire sinceramente di non aver mai desiderato affermare la propria umanità, di svilupparla in tutti i suoi aspetti con ampia libertà? Pochi. Sono pochissimi gli uomini e le donne della mia generazione che non hanno sognato un mondo diverso, più giusto. Peraltro, frequentemente, per pura curiosità o circostanze, solo alcuni decisero di lanciarsi nella lotta, sacrificando la propria vita. La mia storia personale è sufficientemente nota per tornare ancora una volta sulle conseguenze della scelta che mi portò alla lotta armata. So solamente che eravamo migliaia, e che alcuni sono morti, altri sono in carcere e molti sono esiliati. Sapevamo che poteva finire così. Quanti sono stati gli esempi di rivoluzioni che fallirono, e la cui storia ci era già stata rivelata? Ma anche così abbiamo ricominciato, abbiamo sbagliato e abbiamo perfino perso. Non tutto, però! I sogni vanno avanti!

    Molte conquiste sociali di cui oggi gli italiani usufruiscono sono state conquistate grazie al sangue versato da quei compagni di utopia. Io sono il frutto di quegli anni ’70, così come molti altri qui in Brasile, compresi molti compagni che oggi sono responsabili del destino del popolo brasiliano. E in verità io non ho perso niente, perchè non ho combattuto per qualcosa che potevo portare con me.

    Ma adesso, detenuto qui in Brasile, non posso accettare l’umiliazione di essere trattato come un delinquente comune. Per questo, dinnanzi alla sorprendente ostinazione di alcuni ministri del Supremo Tribunale Federale, che non vogliono
    vedere quello che era realmente l’Italia degli anni ’70, che negano le motivazioni dei miei atti, che chiudono gli occhi di fronte all’ assenza totale di prove tecniche della mia colpevolezza riguardo ai quattro omicidi che mi sono stati attribuiti, non riconoscono che sono stato processato in contumacia, la prescrizione e molti altri ostacoli alla mia estradizione.

    È inoltre sorprendente e assurdo che l’Italia mi abbia condannato per attività politica e in Brasile c’è chi vuole estradarmi in base alla mia partecipazione a delitti comuni. È assurdo, sopratutto avendo ricevuto dal Governo brasiliano la condizione di rifugiato, decisione per la quale sarò eternamente grato.

    E dinnanzi alle enormi difficoltà di vincere questa battaglia contro il potente governo italiano, che ha usato tutti i suoi argomenti, le sue armi e i suoi ferri, non mi resta altra alternativa se non quella di entrare da adesso in SCIOPERO DELLA FAME TOTALE, con l’obiettivo di vedermi concedere i diritti stabiliti dallo statuto del rifugiato e del prigioniero politico. Con questo spero di impedire, in un ultimo atto di disperazione, questa estradizione, che per me equivale ad una condanna a morte. Ho sempre lottato per la vita, ma se si tratta di morire io sono pronto a farlo, ma non per mano dei miei boia. Qui, in questo paese, in Brasile, continuerò la mia lotta fino alla fine e, anche se stanco, non desisterò mai nella mia lotta per la verità. La verità che alcuni insistono nel non voler vedere, e non vi è peggiore cieco di quello che non vuole vedere.

    Concludo questa lettera ringraziando i compagni che dall’inizio di questa mia lotta non mi hanno mai abbandonato, e allo stesso modo ringrazio quelli che sono arrivati all’ultima ora, ma che hanno la stessa importanza di chi mi sta vicino dall’inizio di tutta questa storia. A loro va il mio sincero ringraziamento. E come ultimo suggerimento raccomando che possano continuare a lottare per i loro ideali, per le loro convinzioni. Ne vale la pena!

    Spero che l’eredità di chi è caduto sul fronte di battaglia non si riveli vana. Possiamo anche perdere una battaglia, ma sono convinto che la vittoria in questa guerra è riservata a coloro che lottano per la generosa causa della giustizia e della libertà.

    Consegno la mia vita nella mani di Sua Eccellenza e del Popolo Brasiliano».

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