Se la destra si spara addosso, cosiderazioni su Charlie Kirk, Tyler Robinson e Giorgia Meloni

I nipotini dello stragismo tentano di utilizzare la morte di Kirk per riscrivere la storia della destra fascista, additano i migranti come il male della società, lasciandoli annegare in mare o provando a rinchiuderli in carceri oltre-confine. Chiagni e fotti, odia, spara e fai la vittima, sono gli ingredienti di un trumpismo maccheronico a cui la Meloni da voce facendo la faccia cattiva

Odia, spara e poi fai la vittima è questo il credo della destra attuale che Giorgia Meloni interpreta sapientemente riprendendo l’antico adagio «chiagne e fotte». La nuova narrazione lanciata con forza dalla premier durante la festa nazionale dell’Udc e ripresa nel videomessaggio inviato alla kermesse EuropaViva di Vox, dove ha sostenuto che il «sacrificio di Charlie Kirk ci ricorda ancora una volta da che lato sta la violenza e l’intolleranza», ripropone l’autoassoluzione storica della destra fascista. Washing narrativo diffuso in un dossier, Chi soffia sull’odio politico, predisposto dall’organi di propaganda interna ad uso dei gruppi parlamentari di Fdl per istruirli sui contenuti da proporre nelle dichiarazioni pubbliche.
Addossare alla sinistra, intesa in termini talmente dilatati da togliere significato alla parola stessa, le colpe di un supposto clima di tensione, odio, escalation verbale e piccoli episodi, al cospetto dei quali persino i boyscout apparirebbero una gang del narcotraffico, è la trama del documento che elenca dichiarazioni di politici, alcuni uomini di cultura (pochi a dire il vero), qualche presa di posizione di collettivi, commenti social (sic!) e alcune scaramucce di strada che ovviamente dimenticano quanto sul versante opposto la destra fa e ha fatto, considerando anche alcuni omicidi e tentati omicidi contro migranti (ricordiaMo i 6 migranti feriti nel raid armato di Luca Traini a Macerata nel febbraio 2018, conclusosi al grido «l’Italia agli italiani» o i due migranti senegalesi uccisi a Firenze da Gianluca Casseri, ex militante di CasaPound, nel 2011; ed ancora la mappatura degli attiti violenza e delle agressioni omofobe e razziste realizzate da sigle o altri soggetti di estrema destra dal 2014 ad oggi, ben oltre il centinaio https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/06/25/la-lunga-ombra-nera-una-mappa-delle-aggressioni-fasciste/?refresh_ce=1). Una sbobba da caserma che mette insieme un improbabile Pd, passando per i 5S, Avs, i Centri sociali, generici ambienti antagonisti, gli anarchici, alcune testate social, evocando persino gli anni 70, definiti anni di piombo, la lotta armata e le immancabili Brigate rosse, tutti colpevoli di aver diffuso un tale clima di terrore e odio da aver armato – qui si passa improvvisamente dalla scala nazionale a quella mondiale – le mani del giovane Tyler Robinson, responsabile della morte, dell’agitatore politico Charlie Kirk, un rampante del trumpismo.

Un destro che spara sulla destra

Le notizie che giungono dagli Stati uniti ci raccontano tuttavia una situazione molto diversa. Il giovane proviene da una famiglia Maga, di religione mormone, totalmente schierata con il trumpismo. Non vi è alcuna traccia, anche lontana di cultura o posizioni politiche in circolazione nella sinistra americana, tra radical, Woke o antifa, come imprudentemente o volutamente era stato diffuso nelle prime ore, spingendo i nostri conigli nazionali, Saviano in testa a fare distinguo e straparlare a sproposito degli anni 70, dimenticando quello che diceva alcuni anni fa. Le foto apparse sui media mondiali mostrano un nucleo familiare che trovava normale recarsi al poligono di tiro e lasciarsi raffigurare con mitragliatrici tra le braccia. Fin da piccolo Tyler Robinson si è addestrato all’uso delle armi, ha imparato a sparare con fucili di precisione anche a lunga distanza, circostanza spiega l’abilità dimostrata nel centrare al primo colpo da circa 200 metri Kirk. Un personaggio che apparentemente detestava perché troppo moderato per i suoi gusti. 
C’è chi lo ha affiliato ai Groypers, una formazione dell’ultra destra, Alt-right, che prese parte all’assalto di Capitol Hill del gennaio 2021, in rotta con l’organizzazione di Kirk, Turning Point, perché in alcune foto era ritratto nella una posa di un pupazzo simbolo di quel movimento.
In attesa di capirne di più, appare forse più probabile che questo background da destra profonda americana si sia fuso col mondo virtuale dei videogame. Le frasi incise sui proiettili, stando a quanto si è potuto leggere, rinviano a codici tipici dei gamer e di alcuni giochi specifici, persino le parole «Bella ciao», inizialmente interpretate come una rivendicazione antifascista, sembrano indicare la familiarità con un gioco, Far Cry 6, ambientato in una dittatura e inserita pure nelle playlist online dei gruppi alt-right. Insomma la realtà appare più complessa di quel che si voleva far apparire all’inizio. 
L’unica cosa certa è che non vi è traccia di alcun progetto politico di sinistra che punti ad una aggressione armata del trumpismo, semmai quel che si osserva nella realtà è il contrario con la creazione di milizie governative dedite alla caccia allo straniero, l’uso della guardia nazionale per accerchiare le città governate dall’opposizione.
Qui in Italia invece si tenta di utilizzare l’episodio per riscrivere la storia della destra fascista e si additano i migranti come il male della società, lasciandoli annegare in mare o provando a rinchiuderli in carceri oltre-confine. Chiami e fotti, odia spara e fai la vittima sono gli ingredienti di un trumpismo maccheronico a cui la Meloni da voce facendo la faccia cattiva.

Un destro che spara sulla destra
Le notizie che giungono dagli Stati uniti ci raccontano tuttavia una situazione molto diversa. Il giovane proviene da una famiglia Maga, di religione mormone, totalmente schierata con il trumpismo. Non vi è alcuna traccia, anche lontana, di cultura o posizioni politiche in circolazione nella sinistra americana, radical, Woke o antifa, come imprudentemente o volutamente era stato diffuso nelle prime ore, spingendo i nostri conigli nazionali, da Saviano in su, a fare distinguo e straparlare a sproposito degli anni 70 (qui un audio di Saviano quando anni fa diceva cose ben diverse sulla lotta armata).
Le foto apparse sui media mondiali mostrano un nucleo familiare che trovava normale recarsi al poligono di tiro e lasciarsi raffigurare con mitragliatrici tra le braccia. Fin da piccolo Tyler Robinson si è addestrato all’uso delle armi, ha imparato a sparare con fucili di precisione anche a lunga distanza, circostanza che spiega l’abilità dimostrata nel centrare Kirk al primo colpo da circa 200 metri. Un personaggio che apparentemente detestava perché troppo moderato per i suoi gusti. 
C’è chi lo ha affiliato ai Groypers, una formazione della Alt-right, l’ultra destra che prese parte all’assalto di Capitol Hill del gennaio 2021, in rotta con l’organizzazione di Kirk, Turning Point, perché in alcune foto era ritratto nella posa di un pupazzo simbolo di quel movimento.

In attesa di capirne di più, ci sembra probabile che questo background da destra profonda americana si sia fuso col mondo virtuale dei videogame. Le frasi incise sui proiettili, stando a quanto si è potuto leggere, rinviano a codici tipici dei gamer e di alcuni giochi specifici, persino le parole «Bella ciao», inizialmente interpretate come una rivendicazione antifascista, sembrano indicare la familiarità con un gioco, Far Cry 6, ambientato in una dittatura e inserita pure nelle playlist online dei gruppi Alt-right. Insomma la realtà appare più complessa di quel che si voleva far apparire all’inizio. 
L’unica cosa certa è che non vi è traccia di alcun progetto politico di sinistra che punti ad una aggressione armata del trumpismo, semmai quel che si osserva nella realtà è il contrario con la creazione di milizie governative dedite alla caccia allo straniero, l’uso della guardia nazionale per accerchiare le città governate dall’opposizione.
Qui in Italia invece i nipotini dello stragismo tentano di utilizzare l’episodio per riscrivere la storia della destra fascista e additano i migranti come il male della società, lasciandoli annegare in mare o provando a rinchiuderli in carceri oltre-confine. Chiagni e fotti, odia, spara e fai la vittima, sono gli ingredienti di un trumpismo maccheronico a cui la Meloni da voce facendo la faccia cattiva.

Geen Pass e la nuova working class trumpiana

L’ambiguità della posizione presa dai lavoratori del Clpt del porto di Trieste (260 aderenti su 1600 maestranze, dati del Corriere della sera) non sta nella rivendicazione dei tamponi gratuiti sul posto di lavoro, il cui costo deve essere a carico del datore di lavoro ma nella posizione di principio assunta contro il green pass che cela una aperta ostilità verso il vaccino anticovid. Sempre secondo le cronache dei giornali il 40% delle maestranze del porto non sarebbe ancora vaccinato. La sicurezza e la salute nei posti di lavoro sono sempre a carico del datore di lavoro! Il movimento operaio si è forgiato nelle lotte contro la nocività, i lavori usuranti, le condizioni di rischio nei posti di lavoro. Un intero secolo, il Novecento, è stato attraversato da scioperi, conflitti anche violenti e vertenze che hanno portato a conquiste importanti, tutele sulle condizioni lavorative, diritto alle cure, riconosciute nella legislazione e nei contratti. Pretendere dunque che il costo dei tamponi per l’accesso in un ambiente di lavoro non ricada sul dipendente ma sia a carico dell’impresa rientra perfettamente in questa linea, non vi è nulla di più e di diverso. Hanno fatto bene i portuali triestini a tenere il punto sulla questione ottenendo la gratuità dei tamponi. Hanno fatto bene anche a rivendicare in modo universale questo diritto, rifiutando una concessione ad hoc anche grazie ad una posizione strategica nel ciclo delle merci che offre loro un fortissimo potere contrattuale. Fin qui nulla da eccepire. Di diverso segno è invece la posizione presa sul green pass che lascia trasparire una legittimazione del rifiuto del vaccino. La salute nei posti di lavoro come all’interno della società in una situazione di pandemia passa attraverso il ricorso più esteso possibile alla vaccinazione. Ostacolarla incrementa il rischio di diffusione del virus. Il movimento operaio da sempre si è battuto perché la salute e dunque le cure e la prevenzione fossero un diritto accessibile, gratuito e universale. La vaccinazione è una tutela nel posto di lavoro e nella società. L’atteggiamento dei portuali del Clpt su questo punto è di segno inverso, una posizione regressiva che forse trova spiegazione nella composizione sociale del gruppo: «Nel coordinamento c’è dentro di tutto. Il collante ideologico di partenza è l’indipendentismo, con la rivendicazione dell’extraterritorialità del porto. Da qui in poi, ognuno per sé. Il presidente Grison vota a destra. Gli ultras della Triestina presenti nel sindacato rappresentano una frangia di Forza nuova. Qualcuno si professa no vax, ma nel Comitato direttivo i vaccinati sono 12 su 15. Puzzer è un fuoriuscito della Cisl. Molti iscritti sono ex della Cgil. Nella sua stanza Volk si definisce “comunista che si trova meglio con i fascisti“ e sostiene che la Clpt è una ricca maionese“ (Marco Immarisio)». Una nuova working class trumpiana è nata in Italia. Buona fortuna!

Di seguito un post di Marco Santopadre che aggiunge ulteriori informazioni: «Il Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste, che due anni fa ha rotto il patto federativo siglato nel 2015 con l’Unione Sindacale di Base, non avendo titolo per proclamare lo sciopero si è affidato alla Fisi, la Federazione italiana sindacati intercategoriali, con sede a Eboli (Salerno). Una sigla sconosciuta dietro la quale si nasconde ben poco, dal punto di vista sindacale. Tra i leader della Fisi ci sono il noto medico no vax Dario Giacomini e Pasquale Bacco, in passato candidato alle elezioni politiche con CasaPound e sindaco a Bitonto con la Fiamma Tricolore. In questi giorni il portavoce del CLPT, Stefano Puzzer, ha più volte ribadito, nelle interviste e su alcuni post facebook, di considerare la pandemia di Covid19 poco più che una influenza stagionale, ritenendo ingiustificate le draconiane misure di prevenzione e la richiesta di vaccinazione. Di cui la protesta per l’eliminazione del Green Pass come requisito indispensabile per accedere al proprio posto di lavoro».