Argentina, ecco le foto inedite dei voli della morte

12-5 pág 224 copia

LA GUACAMAYA ROJA, 25 gennaio 2020

Di recente sono state rese pubbliche immagini che testimoniano i cosiddetti voli della morte compiuti dall’ESMA. Questi documenti si aggiungono alle testimonianze, come quella di Adolfo Scilingo, ex capitano di questi voli, che da giorni si aggira libero per le strade di Madrid.
Nel 2011, la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha fornito per la prima volta 130 immagini che supportano le testimonianze del maxi processo “i voli della morte” (Vedi qui http://sitiosdememoria.uy/recurso/266).
Tutto è iniziato nel 2011, quando il giudice federale Sergio Torres, incaricato di investigare sui crimini commessi dall’ESMA, si è recato negli Stati Uniti per consultare la documentazione del fascicolo relativo all´IACHR, in particolare quello legato alla visita di tale agenzia in Argentina nel 1979. C’erano più di trenta faldoni che sembravano non essere stati più aperti da allora. Il giudice li ha esaminati uno ad uno ed è lì che ha trovato una cartella gialla con un centinaio di fotografie che accompagnavano i rapporti su corpi apparsi, da quel che sembra, tra il 1976 e il 1978, nei pressi di diverse città lungo la costa del vicino Uruguay: Colonia, Carmelo, José Ignacio, Balizas, Laguna de Rocha, Laguna de Garzón, Piriápolis, Solana del Mar, La Paloma.
Il materiale proviene dai documenti redatti da Daniel Rey Piuma, un marinaio che disertò nel 1980 e rese pubbliche le relazioni fatte dai servizi di intelligence e dagli agenti di polizia.
Le immagini sono agghiaccianti. Appare il corpo di una donna, con le unghie smaltate e i segni di stupro. È stato trovato a Laguna de Rocha, che sbocca sul mare, in Uruguay, il 22 aprile 1976. Un’altra donna aveva un documento di identità tra i suoi vestiti, che riportava la data di nascita, 1954. Nelle tasche degli abiti indosso ad alcuni corpi c´erano monete e banconote di quel tempo in Argentina.
La prova inconfutabile dei “voli della morte” è venuta alla luce nel 2005, quando l’équipe di antropologia forense argentina (EAAF) ha identificato i corpi apparsi nel 1977 sulla costa di Buenos Aires. Si trattava della fondatrice delle Madri di Plaza de Mayo, Azucena Villaflor de Devincenti, delle sue compagne Esther Ballestrino de Careaga, Esther Ballestrino de Careaga e Angela Aguad, e della suora francese Leonie Duquet, rapita tra l’8 e il 10 dicembre. I corpi apparvero sei giorni dopo il sequestro sulle spiagge di Santa Teresita, trascinati dalla corrente, e furono sepolti come NN nel cimitero General Lavalle.

Dichiarazione di Scilingo
Nel 1995, Scilingo confessa al giornalista Horacio Verbitsky di aver partecipato e di essere il responsabile di due voli in cui furono gettate vive nel vuoto 30 persone. È la prima testimonianza di un repressore dopo la dittatura. Scilingo descrive i suoi atti come «cose peggiori dei nazisti».
La parola di Scilingo avviene in un contesto avverso al recupero della memoria, fissato da due leggi: Ley del Punto final (anche detta “Estinzione dell’azione penale”) e Ley de obediencia devida (Legge dell´obbedienza dovuta).
Nella sua testimonianza racconta anche degli elenchi di coloro che si appropriarono dei figli delle detenute desaparecidas in stato di gravidanza. E riferisce anche il fatto che membri della chiesa li consegnassero ai carnefici.
Negli incontri con Verbitsky, il repressore ha fornito dettagli su come funzionavano questi voli.
Nel 1998 Scilingo ritratta la sua confessione. Pinochet era stato arrestato da Baltasar Garzón, lo stesso che aveva processato Scilingo, la strategia è di screditare il giudice.
E qui Scilingo fa uno spettacolo patetico, fa uno sciopero della fame, entra in campo su una barella, come se dormisse.
Sono stato citato come testimone dal tribunale nazionale di Madrid.
Racconto che dal carcere di Carabanchel mi ha inviato lettere dove mi dà maggiori dettagli di quello che è successo. I giudici le guardano, si mettono le mani tra la testa, si guardano l’un l’altro, bisbigliano tra loro, chiamano Scilingo, Scilingo si avvicina alla cattedra del tribunale, gli mostrano le lettere, indicano la firma. Scilingo annuisce, Scilingo mi guarda, guarda in basso e dice: Sì, è proprio come ha appena detto il signor Verbitsky.
Fine della ritrattazione, il processo riprende, viene condannato a 600 anni di carcere …

Horacio Verbitsky, Care with the Dog: Chapter 5

Attualmente Scilingo è stato condannato a più di 1000 anni, irrevocabili. Eppure anche così, ha ottenuto flessibilità per la sua condanna e gode della libertà di camminare per le strade a condizione di dormire in un centro di reinserimento sociale. Varie organizzazioni per i diritti umani hanno espresso il loro ripudio.

Le foto declassificate dell’IACHR:
La carta d’identità di María Cristina Cámpora, figlia di Juan Carlos Cámpora, scomparsa nel 1977 per mano del terrorismo di stato. Secondo il racconto di Rey Piuma, si presume che i militanti scomparsi avessero documenti di identificazione dei parenti, per questo motivo i documenti di Maria Cristina compaiono negli archivi.

La cartella completa con le fotografie è consultabile in http://sitiosdememoria.uy/recurso/266

Fonti: http://www.infojusnoticias.gov.ar/ / “El Vuelo” Horacio Verbitsky

Apparso su https://bresciaanticapitalista.com/2020/01/30/compaiono-foto-inedite-dei-voli-della-morte-argentini-durante-la-dittatura-militare/

 

Merry riot, Natale d’assalto in Argentina

Conflitto sociale – Argentina assaltati centinaia di negozi, oltre 500 arrestati, 2 morti e decine di feriti

 

Elisabetta Della Corte
Cordoba, Argentina, 24 dicembre 2012

Il Natale è arrivato non tutti in Argentina possono permettersi un banchetto a base di carne e altri beni di consumo. Dai quartieri popolari di diverse città come Bariloche, Rosario, San Fernando, Campana tra il 19 e il 21 dicembre si è levata un’ondata di espropri proletari che la stampa ufficiale continua a bollare come atti vandalici, saccheggi, ponendo l’accento sul fatto che quei “dannati della terra” non si siano limitati a portare via solo il cibo necessario ma anche elettrodomestici e così via, per delegittimare così questo conflitto che mina l’apparente quiete argentina. I segni di un disagio crescente erano già nell’aria nei giorni precedenti, quando alcune catene della grande distribuzione ubicate nei pressi dei quartieri popolari di Buenos Aires per calmare le acque avevano offerto beni di consumo a basso prezzo. La strategia del discount non ha funzionato e migliaia di persone in oltre 40 città argentine, questo il numero riportato da diverse fonti, hanno preso d’assalto i negozi e preso quanto potevano. Le foto e i video di questi giorni riportano alla mente le scene della crisi del 1998 e del 2001 che fecero cadere il governo di Alfonsin prima e quello di Della Rua poi. Certo, l’intensità è diversa e oggi non è in gioco la stabilità del governo Kirschner, molto è stato fatto per ripartire dopo il disastro delle politiche neoliberiste, e negli ultimi anni, partendo dal basso, il ritmo di crescita è avanzato a passo di rumba. Quanto sta accadendo però riporta in primo piano delle semplici domande sulla “bontà” del modello di sviluppo capitalistico, sui criteri di redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, e questo vale tanto per l’Argentina quanto per i paesi dell’Europa in crisi. Domande scomode su cui spesso si sorvola fino a quando il conflitto sociale non si presenta ai nostri occhi con la dovuta violenza.
Da qui alla presenza di polizia e militari nelle strade per riportare la “calma”, difendere i negozi e scacciare nuovamente i “dannati” nei quartieri popolari, nelle prigioni patrie, per poi pubblicizzare un piano sociale di reinserimento e incentivi per l’educazione, è storia conosciuta.

Il saldo del conflitto sociale
Il saldo di questi due giorni di fuoco presenta cifre diverse. A secondo delle fonti, in prigione sono finite tra le 500 e le 650 persone. I morti invece sono due: una donna di 40 anni ferita mortalmente da un vetro  e un giovane di 22 colpito da un proiettile, per cui  si indaga sulle responsabilità della polizia che in teoria avrebbe dovuto usare proiettili di gomma. Decine, invece, i feriti, tra questi uno solo della polizia. I negozi saccheggiati sono circa 290 e i danni, secondo le stime della Camera di commercio della piccola e media impresa (CAME) si aggirano intorno ai 26, 5 milioni di pesos (3.866.676 euro).

Alla ricerca della regia occulta: benvenuti nel gioco del tutti contro tutti
Nel tentativo di individuare una gabina di regia dei saccheggi che hanno perturbato la vigilia del natale argentino il gioco del tutti contro tutti ha preso il sopravvento: governo contro sindacati, questi ultimi contro il governo e allo stesso tempo velatamente in lotta tra di loro.
Secondo le fonti governative non si tratta di atti spontanei. Anche se mancano le prove, il capo del gabinetto, Abal Medina, e il segretario della Sicurezza, Sergio Berni, accusarono Moyano leader della sinistra radicale del sindacato dei camionisti (CGT), e altri sindacalisti in contrasto con il governo, di aver coordinato gli espropri. Sul fronte opposto l’accusato Moyano rinvia la responsabilità della crisi sociale al governo che secondo lui cerca capri espiatori per nascondere i propri errori. Il sindacato opposto alla CGT, nella versione offerta da Scioli, altro leader sindacale, ha parlato invece di gruppi preparati per seminare il caos, ma a differenza del governo, ha evitato le accuse dirette. Mentre l’altra anima del sindacato dei camionisti, capeggiata da Calò, si è limitata a fare riferimento a gruppi radicalizzati.
Uscendo dal campo delle accuse reciproche per guardare invece ai luoghi in cui sono avvenuti i fatti e alle persone, emerge un quadro di povertà ed emarginazione. Quartieri privi dei servizi minimi, baraccopoli senza luce, gas e acqua; giovani, donne e uomini che difficilmente potrebbero permettersi un televisore al plasma, seppure da pagare in 50 rate. I dati parlano di gente che vive al di sotto della soglia di povertà in una società fortemente polarizzata dove alcuni, pochi, vivono in quartieri protetti e case con piscine mentre altri, gli abitanti dei quartieri poveri, aspettano che le grandi tormente estive portino loro l’acqua.

Le previsioni economiche per il 2013 non sono incoraggianti
Dopo i cinque anni di forte espansione, dal 2005 in poi, negli ultimi due anni si avvertono segni di rallentamento. Solo per comprende con un esempio alcune delle questioni macroeconomiche, una parte delle speranze per l’aumento del Pil sono legate al settore automobilistico: in Argentina, da Cordoba, dove sono allocate le maggiori multinazionali del settore auto, si esporta oltre l’80% di auto e parti componenti verso il Brasile, ma è necessario che il gigante brasiliano continui a tirare e che la concorrenza del Messico, paese divenuto di recente un competitore, venga contenuta per far sì che quelle previsioni di aumento di alcuni punti percentuali si realizzino. Intanto il governo provinciale come quello nazionale, negli anni non ha fatto mancare lauti incentivi a questo settore che, qui come in Europa, continua ad essere sostenuto da fondi pubblici in cambio di posti di lavoro, seppur del tipo che spacca la schiena e infiamma i tendini con buona pace del sindacato.
Vi è poi il problema dell’inflazione crescente che impatta sulle capacità d’acquisto. E’ anche vero che in questi anni il governo ha portato avanti una politica espansiva, sconosciuta nell’Italia di Monti e più in generale nell’Europa che si affannata a ridurre la spesa pubblica, centrata sulla creazione, 5 milioni stando alle statistiche governative, di posti di lavoro più che di tagli,  ma rimane il fatto che il malcontento è in aumento, nonostante gli sforzi.
Molte altre questioni rimangono da trattare per restituire parte della complessità di quanto sta accadendo. Può questo modello, dipendente dalle multinazionali, come quelle dei call-center, sganciarsi e procedere verso una società post-crescita, valorizzando le risorse locali? Si può pensare ad uno sviluppo agricolo indipendente dalla soia e dalla presenza di Monsanto?

Sarebbe bello pensare che un’altra strada sia ancora possibile, riaprendo le conclusioni di Gabriel Garcia Marquez in Cento anni di solitudine, affinché «le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano infine una seconda opportunità sulla terra».