Dopo aver sfiduciato (vedi comunicato in basso) il direttore Luca Bonaccorsi i giornalisti di Terra che collaboravano con Left (non pagati da due anni), settimanale di proprietà de Ilaria Bonaccorsi-Gardini, sorella di Luca, sono stati messi alla porta
Paolo Persichetti
Occupy Liberazione 11 gennaio 2012
Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi non si sbottona più di tanto. Terra il quotidiano di riferimento del partito ecologista è un vero nervo scoperto. La vertenza che da mesi investe il quotidiano è in una fase molto delicata, spiega al telefono. I toni prudenti tuttavia nulla tolgono alle intenzioni che si vogliono rassicuranti per i lavoratori, giornalisti e poligrafici, ormai in sciopero ad oltranza da inizio gennaio dopo un estenuante braccio di ferro con il direttore-editore, Luca Bonaccorsi, denunciato dal Cdr insieme a Stampa romana per comportamento antisindacale dopo i suoi ripetuti voltafaccia di fronte agli accordi stipulati in sede di trattativa. I Verdi, assicura Bonelli, contano di arrivare ad una soluzione nelle prossime settimane. Ma se gli chiedo come, risponde: «Preferisco non dirlo, la situazione è molto delicata. C’è in ballo il futuro lavorativo dei giornalisti e non solo, dello loro famiglie, che non ricevono stipendi da diversi mesi. Siamo in una fase di decisione finale».
La singolarità della vicenda sta nel fatto che la Federazione dei Verdi, proprietaria della testata, che per questo ha ricevuto i contributi del fondo pubblico per l’editoria, una cifra che si aggira intorno ai 2 milioni di euro, ha perso di fatto il controllo del giornale grazie ad un singolare contratto che ne ha ceduto la gestione alla Undicidue srl di cui l’imprenditore-direttore Bonaccorsi è socio di maggioranza. «L’editore – spiega Bonelli – in base a delle clausole molto strane del contratto stipulato a suo tempo da Pecoraro Scanio [il precedente leader dei Verdi, Ndr] si avvale di una sua totale autonomia». Autonomia che non è solo editoriale ma anche gestionale nonostante i fondi transitino attraverso il partito titolare della testata. Un accordo capestro dunque che andrà a scadenza solo nel 2013, «la cui ratio – ribatte Bonelli – andrebbe chiesta a chi l’ha firmato in passato». Ma se le cose stanno così è difficile capire come la Federazione ecologista potrà avere voce in capitolo nell’immediato.
Quanto sta accadendo a Terra è uno degli esempi di come il fondo per l’editoria sia diventato nel tempo un terreno d’incursione per filibustieri, personaggi senza scrupoli, furbetti che vi hanno attinto a piene mani giovandosi di una rete di intrecci, scambi e favori.
Insieme ai giornalisti e poligrafici del quotidiano di via del Porto fluviale, sono in molti a chiedersi che fine abbiano fatto i fondi pubblici incassati dalla editrice Undicidue srl. Alla piena autonomia dell’editore corrisponde infatti fino ad oggi la più totale opacità gestionale. Se i lavoratori non percepiscono stipendi da sette mesi, per non parlare del trattamento riservato ai collaboratori, alcuni dei quali inviati anche in sedi lontane e abbandonati a se stessi, mai pagati, sembra che anche il pagamento dell’affitto dei locali della redazione sia in ritardo, nonostante non si sia badato a spese per la ristrutturazione interna e il direttore-editore si sia insediato con un’abitazione privata al secondo piano dell’edificio. Come se non bastasse, la prima tipografia dove veniva stampato Terra è fallita mentre la seconda è in crisi. Insomma Lavitola sembra in buona compagnia.
Comunicato lavoratori di Terra
Sfiducia del direttore Luca Bonaccorsi e un intervento finalizzato a sensibilizzare la Federazione dei Verdi nei confronti della grave crisi in cui versa il quotidiano Terra, organo della Federazione. Sono le azioni decise dai redattori della testata, riuniti in assemblea straordinaria mercoledì 11 gennaio alla presenza di una rappresentanza dei poligrafici del giornale. Nel decimo giorno di sciopero a oltranza, l’assemblea è stata indetta per discutere della preoccupante situazione in cui continua a versare il giornale, a fronte delle insufficienti proposte presentate nei giorni scorsi dall’azienda editrice Undicidue srl per chiedere l’interruzione dello sciopero.
Nel corso della seduta sono state ripercorse le tappe fondamentali della storia del quotidiano Terra, sottolineando le mancanze a livello gestionale e direttivo che sono state individuate quali causa primaria della crisi che la testata vive ormai da dicembre 2009.
Preso atto di ciò, e considerato il mancato rispetto degli impegni assunti con il corpo redazionale e il Cdr da parte di direzione e azienda, i giornalisti hanno deciso di votare la sfiducia del direttore (ed editore), Luca Bonaccorsi. La mozione è stata approvata con 11 voti favorevoli e 4 contrari.
I giornalisti con un ulteriore voto espresso a maggioranza hanno convenuto sulla necessità di chiedere la parola – a nome del corpo redazionale e dei poligrafici – durante il prossimo congresso della Federazione dei Verdi che si terrà a Chianciano il 14 e il 15 gennaio 2012, per portare all’attenzione dell’assemblea l’annosa vicenda di Terra e le preoccupazioni dei giornalisti e degli altri lavoratori per il futuro della testata e per il mancato pagamento degli stipendi (fermi a giugno 2011 per gran parte di loro).
La mozione favorevole all’intervento è stata approvata con 11 voti a favore, 2 contrari e 2 astensioni.
In conclusione di assemblea i redattori hanno votato una mozione di solidarietà al collega Gianpaolo Silvestri, oggetto di un attacco verbale da parte del consiglio d’amministrazione della Undicidue srl tramite una e-mail spedita a tutti i redattori (con la sola eccezione del diretto interessato) dall’account di Luca Bonaccorsi e firmata dal presidente e Ad Luigi Filippo Fiore, dal consigliere Luca Laurenti e dal consigliere e direttore Luca Bonaccorsi. La mozione è stata approvata con 11 voti favorevoli e 4 astensioni.
Durante l’assemblea, all’atto di prendere la parola, il caporedattore Emanuele Giordana ha comunicato l’intenzione di rassegnare le dimissioni, biasimando il clima di tensione che si è venuto a creare tra gran parte del corpo redazionale e la direzione, giunto a un livello tale da rendere a suo giudizio impossibile l’attività lavorativa.
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Occupy Liberazione
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