I comunisti critici oscurati dal Pci

Scheda – L’età del comunismo sovietico: 1900-1945, vol. 1° di L’Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico, a cura di Pier Paolo Poggio, Jaca Book aprile 2010

«Veniamo da lontano», diceva un famoso slogan del Pci negli anni 70. L’iconografia ufficiale costruita nel dopo guerra si esauriva lungo un asse lineare e senza scossoni gridato nei cortei: “Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer”. Del povero Natta, tornato «a fare il francescano», nemmeno il ricordo. Su Occhetto, che sciolse il partito, è caduto l’anatema.
Il Pci ha sempre oscurato una parte della sua storia. Rientrato in Italia, Angelo Tasca, estromesso dal partito nel 1929, che insieme a Gramsci, Togliatti e Terracini aveva fondato l’Ordine nuovo, provò a contestare questa «storiografia aulica». Numerosi gli eretici espulsi, a cominciare dal primo segretario, quell’Amedeo Bordiga che osò apostrofare Stalin in persona. Oltre a Bordiga e Tasca, in L’età del comunismo sovietico: 1900-1945, primo dei cinque volumi dell’opera, L’Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico, edito dalla Jaca Book, si raccontano le vicende dei comunisti Ante Ciliga e Bruno Rizzi, del socialista Andrea Caffi e dell’anarchico Camillo Berneri.

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