Nell’anniversario della strage di Bologna, si parla con orrore di quel periodo. Ma fu un periodo di lotte e conquiste. L’orrore fu nella reazione violenta dello Stato
di Piero Sansonetti
L’Altro, 4 agosto 2009

Torino, 1974 foto Tano D’Amico
Qualcuno di voi, per caso, si ricorda il 1969? Ve lo riassumo. Nelle fabbriche non esisteva lo Statuto dei lavoratori. I salari erano fermi da 15 anni. Alle università arrivava sì e no il 5 per cento della popolazione. Non esisteva il divorzio. Non esisteva l’aborto. Non esisteva il diritto di famiglia. Il tasso di analfabetismo o semianalfabetismo era vicino al 50 per cento. Le donne erano, anche per legge, sottoposte ai loro mariti, ai capifamiglia. E se tradivano il marito era possibile portarle davanti al giudice per adulterio (ma non esisteva l’adulterio maschile). L’assistenza sanitaria riguardava solo una parte della popolazione. La carcerazione preventiva non aveva limiti. Molte persone erano tenute in manicomio per anni e anni, spesso in condizioni impossibili, solo perché i loro comportamenti non erano considerati normali. Nessuna donna, mai nella storia, era stata ministro. Le cattedre universitarie per il 99 per cento erano dei maschi. Non c’erano gli asili nido. Le scuole erano rigorosamente divise tra scuole per ricchi e scuole per poveri. Nelle farmacie non veniva venduta la pillola senza ricetta ed era molto difficile trovare un medico che ti facesse la ricetta. Eccetera eccetera eccetera. Dieci anni dopo, quando iniziarono gli anni 80, tutte le cose che vi abbiamo detto erano state cancellate. E in più era stato conquistato un forte tasso di uguaglianza salariale, la “scala mobile” aveva livellato gli stipendi e ridotto i profitti e le rendite, una legge dello Stato costringeva i proprietari di casa ad affittare a prezzi molto bassi, il potere degli operai nelle fabbriche era diventato notevole, eccetera eccetera. Dall’inizio degli anni 80 iniziò la riscossa dei potenti, che negli anni 70 avevano subito molti smacchi. Iniziò la restaurazione. Che comunque non riuscì – non è ancora riuscita – a cancellare quel decennio. Cosa sarebbe oggi l’Italia se, per magia nera, qualcuno potesse cancellare gli anni 70? Sarebbe come nell’800.
L’altro giorno, domenica, tra le polemiche che hanno accompagnato il ventinovesimo anniversario della strage di Bologna, in diversi hanno parlato degli anni 70 come di anni tremendi. In molti giornali è apparso questo titolo: “Napolitano: fu una stagione di follia”. In realtà il Presidente della Repubblica ha pronunciato una frase diversa, meno netta: ha parlato di follia del terrorismo, e la sintesi che è stata fatta del suo discorso appare un po’ forzata. Però è una sintesi che risponde ad un senso comune diffusissimo. L’idea di fondo è che in quegli anni corse il sangue e basta, che una generazione politica impazzita trasformò il nostro paese nel far west, confondendo la politica con la guerra. Le cose non andarono così.
Successe invece che un grandioso movimento di massa – che aveva coinvolto la grande maggioranza delle nuove generazioni, della classe operaia, degli intellettuali, larghissimi settori delle associazioni di base cattoliche – stava spingendo il paese verso una serie di trasformazioni così profonde, rapide impetuose, da provocare un certo panico nella classi dirigenti. Le classi dirigenti non riuscivano più a controllare la politica. Il palazzo annaspava. La borghesia era incapace di governare quel turbinio. Una parte della borghesia accettò il corso della storia e provò a fare i conti con quel gran moto egualitario, operaio, giovanile, femminista di impetuoso rinnovamento. Una parte invece – con fortissimi agganci nel vertice politico democristiano e nello Stato – decise di rispondere con tutti i mezzi per impedire una Riforma che appariva sconvolgente. E si armò.
A scatenare la violenza fu la borghesia, fu lo Stato. Fu una parte della borghesia italiana che decise di usare la minaccia della guerra civile. In quel periodo l’Occidente era ancora instabile. In tre paesi europei c’era il fascismo, la dittatura: in Spagna, in Portogallo e in Grecia. E in alcuni paesi dell’America latina gli Stati Uniti organizzavano colpi di Stato.
In questo clima nasce la strage di piazza Fontana (1969) che apre la stagione del terrorismo. Da lì inizia tutto. Anche la reazione armata di sinistra, cioè delle Brigate Rosse e poi di Prima linea. Oggi nessuno ha voglia di dire che mentre della lotta armata “rossa” si sa tutto, e i suoi autori hanno pagato con migliaia e migliaia di anni di carcere, della lotta armata bianca, di Stato (che lambì i partiti di governo e soprattutto la Democrazia Cristiana) non si sa niente, è segreto fitto.
E’ questa la vergogna che l’Italia si porta appresso. Il segreto assoluto sulle modalità che portarono alla restaurazione degli anni ’80. Il segreto su chi guidò quella stagione di violento e sanguinoso contro-riformismo.
La storia della strage di Bologna – la più cruenta di tutte le stragi di Stato – è il riassunto di questa vergogna. Furono fatte le indagini e furono condannati due giovani neofascisti che con ogni probabilità sono innocenti. Avevano già vari ergastoli sulle spalle, per altri delitti, e la condanna non cambiò nulla. Servì a tenere nello scrigno la verità.
Uno dei condannati è Giusva Fioravanti, che ieri abbiamo intervistato e che ribadisce la sua innocenza per quel che riguarda quella strage. Possibile che a trent’anni di distanza non si riesca a sapere qualcosa di più su chi organizzò la feroce stagione stragista? Forse, se riuscissimo a scoprire qualcosa, saremmo in grado anche di giudicare con più serenità gli anni 70. Ma forse è proprio questo che non si vuole. Trent’anni dopo, gli anni 70 sono ancora uno spauracchio.
Link
Anni 70
Il Nemico inconfessabile, sovversione e lotta armata nell’Italia degli anni 70
Il nemico inconfessabile, anni 70 – Persichetti, Scalzone
Il coraggio dell’amnistia – Sansonetti
Erri de Luca, Paolo di Tarso che portò l’attacco al cuore dello Stato
Link sulle torture contro i militanti della lotta armata
1982, dopo l’arresto i militanti della lotta armata vengono torturati
Il giornalista Buffa arrestato per aver raccontato le torture affiorate
Proletari armati per il comunismo, una inchiesta a suon di torture