L’alleanza tra giornalismo e procure

La grammatica mafiosa del giornalismo poliziesco: in questo articolo apparso su Repubblica del 24 febbraio 2024, a firma del noto Lirio Abbate, sono assenti i requisiti minimi richiesti nelle scuole di giornalismo per la redazione di un pezzo di cronaca nel quale si deve rispondere alla famose cinque domande: Chi?, Che cosa? Quando?, Dove?, Perché?
Non viene citato un solo episodio, non sono menzionati fatti, circostanze, luoghi, nomi di persone, sigle di organizzazioni o sedi politiche. Nulla. Solo illazioni fumose, narrazione ansiogena, diffusione di allarmi, il tutto raccontato con una prosa obliqua.
Il succo è la criminalizzazione preventiva del dissenso, dell’oppposizione sociale o peggio il farsi strumento di una provocazione per poi accendere i terminali delle intercettazioni telefoniche e ambientali e infine tirare la rete delle chiacchiere. Quando il giornalista si fa arma dell’inquisitore e la stampa serve a costruire indagini e criminalizzare comportamenti sociali.