Le veline del Manifesto

C’era una volta un giornale comunista. Al manifesto piace la storia raccontata dal ministero degli Interni
Per Morucci, porte chiuse alla Sapienza

Iaia Vantaggiato
il manifesto
2 gennaio 2009

n1035440415_221871_65531

Lapsus...

“Certo, fa una certa impressione pensare che a Rabin e Arafat abbiano potuto dare il nobel per la pace e in Italia fa scandalo anche solo il fatto che un  ex-terrorista vada a parlare all’università della sua storia”, commenta Valerio Morucci, ironico ma anche furibondo. Sull’esito dell’ennesimo “scandalo” che lo ha coinvolto, Morucci si fa poche illusioni: è pronto a scommettere che la “lezione” che avrebbe dovuto tenere il 12 gennaio all’università “La Sapienza” di Roma – titolo Schegge di memoria – non ci sarà. La levata di scudi di studenti e docenti, spalleggiata dallo stesso rettore Luigi Frati è bastata e avanzata per convincere il professor Giorgio Mariani, docente di letteratura anglo-americana alla facoltà di Scienze umanistiche, a ripensarci. Dopo le proteste, in questi casi inevitabili, Frati non ci era andato giù leggero. Aveva convocato il preside della facoltà, Nicolai, per esprimergli i sensi del suo più totale disaccordo. Nel caso la sua posizione non risultasse abbastanza chiara aveva aggiunto un truculento testata-manifesto consiglio, quello di “tenere il seminario nello stesso luogo e alla stessa ora in cui il gruppo di fuoco delle Br ha massacrato gli innocenti che facevano da scorta ad Aldo Moro”. Valerio Morucci, ex Potere operaio, ha fatto effettivamente parte del commando Br di via Fani ed è stato poi, con l’allora compagna Adriana Faranda, il “postino delle Br”, incaricato di consegnare tutti i messaggi copj13 brigatisti, nei 55 giorni del sequestro. Sua, tra l’altro, l’ultima telefonata, quella a professor Franco Tritto, in cui le Br annunciavano l’uccisione di Moro e indicavano il luogo dove ritrovare la salma. Uscito dalle Br anche in seguito al dissenso sull’esito di quella tragica vicenda (Morucci era contrario all’uccisione di Moro) è stato tra i primi terroristi a dissociarsi dalla lotta armata. Uscito di prigione, ha scritto numerosi libri sia di narrativa che di analisi storico politica sulle vicende che lo hanno visto protagonista, ed è probabile che anche in questa veste fosse stato invitato a tenere il seminario incriminato da un professore di letteratura  angloamericana. Nel seminario, Morucci avrebbe parlato del suo percorso politico e individuale, dal ’68 alla militanza in Potere operaio allo stretto rapporto con Giangiacomo Feltrinelli, l’editore guerrigliero capo dei Gap. Non avrebbe giustificato nulla ma spiegato molto, come ha già fatto nei suoi molti e apprezzati libri. Avrebbe aiutato a capire, senza indulgenze e senza sciocchi anatemi, come e perché in Italia, non molti anni fa sia nato e cresicuto un fenomeno armato senza pari in occidente. Quello che dovrebbe fare un paese deciso a capire e non a demonizzare. Quello che dovrebbero fare università e rettori degni del nome.

Link
Universita della Sapienza, salta il seminario suggerito dalla digos
I Ravveduti
Sbagliato andare a Casapound, andiamo nelle periferie