Napoli sommersa dai rifiuti. Regione e Provincia non mantengono gli accordi presi con il Comune. I cittadini impediscono l’accesso alle discariche. Il neo sindaco, che aveva incautamente promesso di ripulire la città in cinque giorni, non trova di meglio che gridare al complotto
Paolo Persichetti
Liberazione 22 giugno 2011
Le montagne di rifiuti sono ancora in strada. «Se si scende dal Vomero verso il centro è pieno d’immondizia», ci raccontano al telefono alcuni cittadini napoletani con un misto di sconsolata indignazione. E’ solo un sabotaggio, come grida ai quattro venti il neosindaco di Napoli Luigi De Magistris? Oppure il risultato inevitabile della demagogia utilizzata in campagna elettorale? Anche Berlusconi e Bertolaso avevano accampato la stessa scusa. La scadenza dei cinque giorni promessi per liberare la città dai cumuli d’immondizia è stata superata senza risultati. Alla prima prova l’ex pm fa cilecca. La riunione notturna con il prefetto, chiesta in tutta fretta lunedì sera, non ha sortito gli effetti sperati. Altre riunioni si sono succedute nel corso della giornata di ieri, ma da regione e provincia, che in questa fase hanno in mano le chiavi per consentire soluzioni in grado di tamponare la situazione, e permettere che parta il piano promesso dall’assessore all’ambiente e vice sindaco Tommaso Sodano, non sono arrivate disponibilità. L’accesso ai siti di stoccaggio esterni alla città dipendono da loro. «Esisteva un accordo – ha recriminato De Magistris – con prefettura, regione, provincia. Avrebbe consentito di liberare Napoli dai rifiuti in cinque giorni, prevedendo anche la realizzazione di un sito di trasferenza nella stessa città». Poi è successa una cosa abbastanza prevedibile per chi conosce, anche solo un poco, le lotte portate avanti negli ultimi anni dalle popolazioni del posto, oltre al groviglio di interessi e ostacoli che gravano sul settore della raccolta e dello stoccaggio dei rifiuti. Il sindaco di Caivano, uno dei siti prescelti a nord di Napoli, su pressione di una popolazione per nulla convinta di dover accogliere sul proprio territorio altri rifiuti, ha emesso un’ordinanza di chiusura. Problemi analoghi si sono presentati ad Acerra, dove ci sono stati scontri e due autocompattatori sono andati danneggiati. «La soluzione è rendere Napoli autonoma in materia di rifiuti», ha spiegato Sodano. Già, ma ci vuole tempo. Quanto tempo per raddrizzare storture croniche del sistema come il furto delle tasse sui rifiuti pagati dai napoletani? Ben 50 milioni di euro sborsati dalla cittadinanza partenopea sono finiti al Nord, tra Milano e Bergamo, nelle tasche dei titolari di una delle società, l’Aip, che riscuoteva per conto del comune anche le bollette di acqua, condono e Ici. Incassava, anche dopo il contratto scaduto, ma non riversava nelle casse comunali. Una inchiesta della magistratura per banca rotta e peculato è in corso.
Intanto la sparata dei cinque giorni per liberare la città dalle cataste di spazzatura (2400 tonnellate), De Magistris se la poteva risparmiare. Berlusconi ha fatto scuola e l’ex pm, che ha chiamato in giunta un altro magistrato della procura di Napoli, suscitando non poche contrarietà (diventare amministratore nel distretto dove si è esercitata la propria funzione di magistrato non è il massimo dell’ortodossia costituzionale), e un questore, si è dimostrato un suo bravo scolaretto. Solo che il proprietario del Pdl ha poi i mezzi per far girare la grancassa mediatica, De Magistris no. E così il trucco si è scoperto subito. Il populismo ha le gambe corte e il conto è arrivato presto. Progetti seri e coraggiosi, come quello elaborato da Tommaso Sodano per rivoluzionare il sistema della raccolta e lavorazione dei rifiuti con l’approdo al 70% della differenziata richiedono comunque un certo periodo di tempo. Non esistono soluzioni miracolistiche. Averle fatte balenare è stato oltreché stupido, un grave errore. Roba da novizi. Il Coordinamento regionale rifiuti della Campania ha diffuso un comunicato molto duro nei confronti della nuova giunta comunale che avrebbe già tradito gli impegni presi in campagna elettorale. Alle «soluzioni radicalmente innovative, orientate al riciclo dei materiali ambientalmente compatibili e vicine alle istanze dei cittadini», la neo-amministrazione avrebbe opposto un ritorno a soluzioni già caldeggiate in passato, come il ricorso ad impianti di compostaggio e termovalorizzatori situati sul sito di Acerra. I comitati contestano anche l’individuazione delle minidiscariche di Acerra, Caivano e Napoli-Est, come siti di trasferenza in cui portare le oltre 10.000 tonnellate di rifiuti giacenti. Nel comunicato si ricorda come il territorio di Acerra si trovi «in pieno triangolo della morte» con una devastazione ambientale causata da «decennali sversamenti illegali di rifiuti tossici, e su cui oggi insistono il mega-inceneritore e due tra impianti di biomasse e di depurazione, eredità della ex-Montefibre». Il comune dovrà lavorare molto per ristabilire un rapporto di fiducia e partecipazione con i cittadini coinvolgendoli, come annunciato nel programma elettorale, nelle scelte dell’amministrazione. Altrimenti il rischio è quello del muro contro muro. il coordinamento chiede che «al più presto si possa discutere in assemblea pubblica con contraddittorio del piano complessivo di gestione dei rifiuti e non di singole delibere».