TERRORISMO:MARONI, NEL VOLANTINO ANALOGIE CON VECCHIE BR/ANSA
POL S42 S0A QBXH TERRORISMO:MARONI, IN VOLANTINO ANALOGIE CON VECCHIE BR/ANSA VALUTIAMO ANCHE POSSIBILI CONTATTI CON IL RADICALISMO ISLAMICO (ANSA)
– MILANO, 17 NOV – I Nuclei di azione territoriale (Nat), che in questi giorni hanno inviato volantini alle redazioni di alcuni giornali con proclami che invitano alla lotta armata, non devono essere sottovalutati perchè le analogie con le vecchie Brigate Rosse sono troppo evidenti. L’allarme è stata lanciato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni il quale ha escluso il gesto di un matto e ha anzi sottolineato come l’attenzione sia rivolta oltre che all’area antagonista anche a possibili contatti con l’integralismo islamico. Dopo il primo volantino Maroni non aveva esitato a parlare di analogie con le Brigate Rosse da parte del gruppo del quale si conosce ancora poco, se non che ha cellule radicate a Bologna, Milano, Torino, Lecco e Bergamo. «Il volantino – ha spiegato il ministro dell’Interno – ha forti analogie con le Br ma anche differenze importanti, che ci fanno però ritenere non sia frutto della mente di un matto». L’attenzione, quindi, è ai massimi livelli. E dopo la procura di Bologna, anche quella di Milano si muove: la Digos ha infatti trasmesso un rapporto in vista dell’apertura di un’inchiesta che verrà affidata al pool antiterrorismo coordinato dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Nel volantino non sono indicati direttamente obiettivi specifici: i Nat accusano Confindustria, i partiti politici (il Pd e il Centrodestra) ma anche giornali e giornalisti che, in quanto «servi del regime, hanno dimostrato di saper intendere come unico linguaggio quello delle armi». «Per le persone alle quali si fa riferimento – ha assicurato Maroni – l’attenzione sarà aumentata. Più in generale, stiamo seguendo questo fenomeno anche in collegamento con altri che abbiamo già seguito, soprattutto nell’area antagonista». Secondo gli analisti del Viminale, il volantino si può considerare come una sorta di ‘risoluzione strategicà che ripropone, da un lato, temi ed obiettivi propri degli anarco-insurrezionalisti; dall’altro, sembra una chiamata alle armi tipica delle Br. Tutta da verificare, comunque, l’esistenza dei cinque nuclei che, si legge nel documento, sarebbero già attivi in altrettante città italiane. Per il ministro, però, il pericolo è molto più esteso soprattutto dopo l’attentato alla caserma ‘Santa Barbarà di Milano, dove un kamikaze ha fatto esplodere un ordigno rimanendo gravemente ferito. «Stiamo valutando – ha precisato Maroni – i possibili rapporti, anche quello eventuale con il radicalismo islamico». E a Milano l’allarme sembra più alto che altrove, non solo perchè è radicata una cellula dei Nat e perchè forte appare l’area antagonista ma anche perchè all’interno del mondo islamico, da sempre, è stata registrata una certa inquietudine. «L’area di Milano e della Lombardia – ha spiegato Maroni – è dove si sono radicati questi fenomeni. A Milano c’è stato il primo caso di kamikaze in Italia. Purtroppo si concentrano tutti qui e per questo l’attenzione è massima». Del rischio terrorismo Maroni ha parlato oggi al Viminale con la sua collega svizzera, Evelyne Widmer Schlumpf. «Proprio perchè questi elementi di rinascita dell’attività del terrorismo politico e del fondamentalismo islamico – ha osservato – sono segnalati in prossimità del confine svizzero, ho chiesto un rafforzamento dello scambio di informazioni tra i due Paesi per contrastare questo fenomeno che sta riprendendo piede».(ANSA). BAB 17-NOV-09 18:42 NNN
FINE DISPACCIO
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Roberto Maroni: Nat, analogie con vecchie Br

Intanto piccole bande armate crescono nelle nostre province sotto le mentite spoglie delle ronde. Strutture che, di fatto, mettono in discussione il monopolio della forza legittima detenuto dallo Stato. Per tacitare le polemiche, il Viminale ha reso noto il regolamento d’attuazione che dovrà disciplinare l’iscrizione delle «ronde» nei registri prefettizi, una volta approvato dal Parlamento in via definitiva il disegno di legge sulla sicurezza. «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici». Proibito anche l’uso delle armi e di altri strumenti di coercizione come corde o manette, manganelli, spray urticanti e «qualsiasi oggetto atto a offendere». Le persone con precedenti penali non potranno far parte delle squadre di volontari, al contrario sarà favorito il reclutamento di guardie giurate ed ex appartenenti alle forze dell’ordine. Secondo il ministro dell’Interno Maroni, questo regolamento metterà «fuorilegge» tutti quei gruppi, come sono appunto le «ronde nere», che mirano a sostituirsi alle forze dell’ordine. I componenti delle squadre, composte di un minimo di tre a un massimo di cinque persone, «dovranno limitarsi alla segnalazione» delle situazioni di pericolo e dunque saranno dotati di telefonini oppure radiotrasmittenti collegate direttamente con le centrali operative. Insomma niente intervento diretto «sia esso per l’identificazione o il controllo delle persone». Il regolamento, tuttavia, non risolve un problema di fondo: in caso di «flagranza di reato» l’articolo 383 del codice di procedura penale autorizza anche i privati a procedere all’arresto. Forti di questa norma, le ronde potranno comunque intervenire ed è evidente la differenza tra l’eventuale soccorso, del tutto casuale, di un cittadino che viene a trovarsi di fronte ad un evento-reato, e quello di squadre di volontari che girano appositamente per le strade. Per il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia Enzo Marco Letizia, è un «azzardo» consentire ai possessori di porto d’arma di partecipare alle ronde. «Secondo indiscrezioni – osserva Letizia – il regolamento attuativo consente l’iscrizione nei registri prefettizi anche a chi detiene o abbia un porto d’arma. Il legislatore azzarda davvero troppo ad avere fiducia nei possessori di un’arma, poiché forte sarà la tentazione, a cui i più deboli non sapranno resistere, di portarsi l’arma nel controllare il territorio». Nelle case degli italiani, ricorda sempre il segretario dell’Anfp, «ci sono circa 10 milioni di armi: siamo molto preoccupati, anche perché le norme sulle verifiche psichiche dei detentori di un’arma da fuoco sono sostanzialmente fumose e inefficaci, come dimostra la storia italiana degli omicidi e delle stragi della follia». Altro aspetto inquietante è quello del finanziamento. Il regolamento vieta elargizioni pubbliche, il che non rassicura affatto perché le ronde potrebbero finire al soldo di consorzi creati da commercianti e imprenditori locali, o di potentati e mafie del posto. Ancora peggio, come hanno ricordato i sindacati di polizia, «il vero rischio è legittimare azioni incontrollabili di associazioni mafiose e camorristiche così come quelle di cittadini esaltati». Alle ronde nere ha già risposto la brigata ebraica, attraverso il responsabile delle politiche giovanili del Pri Vito Kahlun, pronta con le controronde. Creare «strutture unitarie di vigilanza operaia e popolare sui territori» per contrastare i nascenti gruppi paramilitari della destra, è invece la proposta lanciata da Marco Ferrando del Pcl. Tira un’aria da repubblica di Weimar.
accolta nell’indifferenza generale, appena poche righe nella cronaca locale. Loyos era quello che i giornali hanno etichettato come il “biondino”. Spersonalizzato e mostrificato insieme a Karl Racs, anche lui subito soprannominato “faccia da pugile”. I due, secondo la questura e la procura, avevano aggredito una coppia di fidanzatini minorenni nel parco della Caffarella, stuprando brutalmente la fanciulla. In realtà i responsabili di quello scempio erano altri, a loro volta cittadini romeni che nei giorni precedenti avevano commesso diverse aggressioni contro coppiette nella stessa zona, seminando una quantità incredibile d’indizi. Un’indagine più accorta avrebbe trovato subito quelle tracce e scoperto agevolmente i veri colpevoli. Invece le cose sono andate diversamente. La politica ha interferito pesantemente nell’inchiesta. Un ennesimo decreto sicurezza è stato varato dopo una violenta campagna allarmistica. Servivano subito due colpevoli. Loyos e Racs erano stati fotosegnalati dalla polizia dopo un altro stupro, avvenuto il 21 gennaio precedente, in un luogo poco distante dal loro accampamento di fortuna. Insomma erano i capri espiatori perfetti. L’adolescente aggredita non mise molto a indicare il viso del biondino. Seguendo una classica tecnica a imbuto gli erano state mostrate un numero limitato di foto. Nonostante ciò aveva designato un’altra persona. Solo in seconda battuta “riconosce” Loyos. La polizia lo trova subito. Erano le 18 circa del 17 febbraio. 8 ore dopo (alle 2 di notte) confessa davanti al pm: «L’abbiamo violentata per sfregio…». Chiama in causa anche l’amico Racs. Pochi giorni dopo ritratta, spiegando di aver subito violente percosse. Nessuno lo ascolta. In questura sono occupati a smaltire la sbornia della conferenza stampa trionfale dei giorni precedenti. I giornali dipingono agiografici ritratti. Il questore non sta nella pelle: «Un lavoro di pura investigazione, d’intuito e senza l’aiuto di supporti tecnici. Da veri poliziotti». Gli fa eco il capo della Mobile Vittorio Rizzi: «Finalmente non sarò più il nipote di Vincenzo Parisi» (capo della polizia dal 1987 al 1994).